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Così i debiti hanno affossato il Comune di Messina

Quelli storici si trascinano da più di trent’anni e sono lo specchio di una macchina amministrativa piena di falle

Il Comune di Messina

Nelle prossime settimane si chiuderà un cerchio che va bene al di là dei dieci anni in cui è avanzato, lentamente, l’iter del piano di riequilibrio. È una storia che affonda le sue radici nel passato, in centinaia di milioni di euro di debiti formatisi nei decenni, ridotti a polvere da nascondere sotto il tappeto. E che rappresentano uno spaccato delle storture di questa città. Un enorme buco nero, ad esempio, è rappresentato, su tutti, dall’infinito appalto (col suo corollario di sub-appalti e subentri) degli svincoli di Giostra e Annunziata. Secondo lo studio effettuato qualche anno fa dagli ex consiglieri comunali Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, solo questo cantiere ha generato il 10% circa dell’intera massa debitoria del Comune. Un’enormità. Si pensi ai 12 milioni di euro accumulati con Gepco Salc di Genova, oggi fallita, che nel 1997 si era aggiudicata l’appalto per il primo e il secondo lotto degli svincoli. Oppure ai 14 milioni di euro del famoso lodo arbitrale con la Torno Internazionale di Milano, che sempre nel 1997 si aggiudicò il terzo lotto degli svincoli, per poi arrivare, negli anni, a chiedere persino 52 milioni di euro. Non è stato da meno, negli anni, il “vortice” dello stadio San Filippo, anche qui con in mezzo lavori interminabili, ditte prima floride e poi fallite o in grave crisi e lodi arbitrali: in estrema sintesi e giusto per fermarsi agli importi di cui si parla, ci sono in ballo più di 3 milioni di euro con la Astaldi di Roma e quasi 2 milioni con la Demoter di Messina.

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