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Dimissioni Cateno De Luca: stavolta non è un bluff. A Messina la partita è aperta

Il Sindaco: «Punto alla presidenza del consiglio comunale, per poi candidarmi a Palermo». Previti o Musolino per la successione? Intanto Buzzanca scalpita. E c’è chi pensa a D’Alia

Il conto alla rovescia è partito. E la sensazione diffusa è che stavolta non sia un bluff, quello del sindaco dimissionario Cateno De Luca. Non perché non ci si possa aspettare dietrofront in senso assoluto, De Luca ha abituato tutti a questo e ad altro. Le ragioni sono due: da un lato l’impressione è che stavolta il sindaco si sia spinto molto più in là, rispetto alle altre volte, e che un eventuale passo indietro sarebbe davvero difficile, se non impossibile, da spiegare; dall’altro, elemento più importante, De Luca sa che il momento è “caldo”, quasi un ora o mai più, e che l’acceleratore va spinto adesso. In pochi giorni si sono inanellati tre fattori, tutti a suo favore: l’assoluzione piena al processo Fenapi; la crisi politica del governo Musumeci; il “caso Stretto di Messina”, che ha restituito a De Luca visibilità mediatica e popolarità anche oltre i confini messinesi.

Una scia che De Luca vuole sfruttare, nella doppia partita in cui si è lanciato: quella per Messina, a fine maggio (forse), e quella, molto più complessa, per Palermo. Ieri sera lo ha voluto ribadire: «Io sarò sindaco fino alle 23.59 di domenica 6, ma non me ne vado da Messina e la città avrà modo di constatarlo. Punto a fare il sindaco di Sicilia, ma alle prossime elezioni io sarò candidato anche a Messina, per fare il presidente del consiglio comunale. Un ruolo che mi consentirà di candidarmi poi alla presidenza della Regione. Ci sarà poi un candidato sindaco o sindaca, scelto o scelta tra i componenti della nostra Giunta. Ma le dimissioni sono irrevocabili, perché non si può più lavorare con il freno a mano tirato con questo consiglio comunale».

È l’ennesimo gioco d’azzardo, quello di De Luca. Vincere le elezioni amministrative con un candidato da lui indicato e conquistare la poltrona di presidente del consiglio comunale, per poi viaggiare con un’ulteriore spinta in una direzione molto più in salita. De Luca i suoi sono convinti che se nella corsa per Palazzo d’Orleans dovessero esserci 5-6 candidati, con centrodestra e centrosinistra spaccati, la partita sarebbe tutta da giocare.

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