Tutto deciso, quindi. Oppure no? Se c’è una cosa che mette tutti d’accordo, quando di mezzo c’è Cateno De Luca, è che nulla può essere dato per scontato. Nemmeno quando sul tavolo c’è una lettera di dimissioni firmata venti giorni fa. Davvero oggi sarà l’ultimo giorno di De Luca sindaco di Messina?
Il percorso sembra tracciato, con tanto di “palinsesto” già preordinato: diretta alle 20.30, ultima Giunta alle 21.30, saluti di commiato alle 22.30.
Eppure a Palazzo Zanca non tutti sembrano convinti che sarà davvero questo il finale e proprio il fatto che sia quello previsto, quello più scontato, fa pensare che dietro l’angolo ci si possa aspettare anche il colpo di scena. È vero, ieri De Luca ha affermato a chiare lettere che si è chiusa una fase politico-amministrativa. Ma chi può dire che questo debba necessariamente coincidere con la chiusura del mandato? E se oggi il sindaco annunciasse che è pronto ad aprire un’altra, nuova e diversa fase?
Perché non c’è dubbio che politicamente si può dire chiuso, per certi versi fallito, lo spirito politico che il sindaco aveva impresso, poco più di un anno fa, al famoso Cambio di passo. D’altra parte, però, posto che la fantasiosa mozione di “fiducia” di ieri non aveva alcun valore (e lo dimostra anche il fatto che De Luca aveva già convocato le sue truppe per oggi prima della seduta di ieri), il consiglio comunale nelle ultime settimane ha votato senza colpo ferire (a parte qualche scaramuccia) i tre atti più importanti che la Giunta aveva sottoposto all’aula: i contratti di servizi di Amam e MessinaServizi e il bilancio di previsione.
Insomma, sotto il polverone del teatrino politico, la sostanza è che in Consiglio gli atti che contano continuano ad avere disco verde senza troppi patemi.
Il referendum (insensato politicamente) “o io o La Paglia”, c’entra poco sia con le vicende di Palazzo Zanca sia, ormai, con quelle dell’emergenza Covid, assodato che da tempo il direttore generale dell’Asp è fuori dalla gestione degli aspetti legati alla pandemia. E l’altra condizione posta nella lettera di dimissioni, il rispetto dell’ordinanza anti-Covid, tutto sommato è stata rispettata: la curva dei contagi è scesa, purtroppo accompagnata (ma questo è un effetto posticipato delle settimane precedenti) da una mortalità fin troppo alta alle nostre latitudini.
Ci sono poi altre valutazioni che sorgono spontanee: cosa può guadagnare politicamente, De Luca, da queste dimissioni? Quale campagna elettorale potrebbe imbastire, in una fase in cui le piazze, suo terreno di battaglia preferito, sono off limits? Come potrebbero essere accolte le dimissioni, dalla gente che è già disorientata da quanto sta accadendo a livello nazionale? Le ultime mosse dell’Amministrazione, dalla presa di posizione sul Recovery Fund agli stessi provvedimenti sulle partecipate, non sembrano quelle di una Giunta in procinto di tornare a casa. E ancora: perché lasciare campo libero da una parte al consiglio comunale, che rimarrebbe in carica fino a nuove elezioni, e dall’altra ad un commissario che verrebbe scelto proprio dal nemico giurato (altro che La Paglia) di De Luca, il governatore Musumeci?
E se oggi De Luca, invece, spiegasse che queste dimissioni servivano a far venire allo scoperto quelli che lui definisce i “poteri forti” della città, a stuzzicare gli appetiti di alcuni politici di lungo corso (che in realtà, però, di andare a elezioni anticipate non hanno la minima intenzione)?
E se oggi De Luca, invece, annunciasse che no, non può lasciare la città in mano a quei “poteri forti” di cui sopra, perché lui la città deve difenderla anche contro la sua volontà? I punti interrogativi, ce ne rendiamo conto, sono tanti. Forse troppi, per dirsi sicuri che il finale di questa storia (di cui probabilmente la città avrebbe volentieri fatto a meno, in una fase storica come questa) sia già stato scritto. Tutto può ancora accadere. E di certo qualunque cosa accada, non sarà per caso.
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