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Ponte sullo Stretto di Messina, il Parlamento rinvia in attesa del parere dei tecnici

Un progetto per il ponte sullo Stretto

Martedì 27 (cioè ieri) era stato indicato come il giorno della votazione delle mozioni riguardanti l’inserimento del Ponte sullo Stretto tra le opere del Recovery Plan. Ma la maggioranza parlamentare ha deciso di rinviare tutto all’esito dei lavori della Commissione tecnica incaricata di pronunciarsi sui vari progetti in campo relativi all’attraversamento stabile tra Sicilia e Calabria.

Un rinvio anche comprensibile, visto che il Governo continua a rimandare ogni valutazione a questa super-Commissione di esperti che dovranno dire al Paese – dopo decenni di studi di fattibilità, di rigorose analisi tecniche ed economiche, di coinvolgimento dei massimi specialisti di tutti i settori, compreso quello ambientale – se è meglio fare il Ponte a una o a tre campate, il Tunnel sommerso o quello galleggiante o se è il caso di continuare a non far nulla, con la promessa di potenziare i sistemi di collegamento marittimo, nell’attesa che qualche “scienziato” s’inventi nel futuro un’altra di quelle belle soluzioni fantascientifiche che piacciono ai ferventi credenti delle “sorti magnifiche e progressive”.

È stata una discussione fulminea quella di ieri a Montecitorio. Il presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto se qualcuno volesse intervenire contro il rinvio, a questo punto ha preso la parola il deputato della Lega Pagano, il quale ha invitato il presidente a mettere ai voti subito la mozione, favorevole al Ponte, presentata dalla deputata siracusana Stefania Prestigiacomo a nome del gruppo di Forza Italia.

Ed è stata la stessa Prestigiacomo a invocare garanzie sui tempi: un rinvio massimo di sette giorni, visto che la Commissione dovrebbe terminare il lavoro entro il 30 ottobre, come sottolineato più volte dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli.

Saranno, dunque, questi i giorni decisivi, perché qualunque siano le indicazioni dei tecnici, la scelta dovrà essere politica, le forze presenti in Parlamento non potranno indossare le vesti di Pilato e il Governo stesso dovrà assumersi, davanti all’Europa, oltre che di fronte ai siciliani e calabresi, la responsabilità piena delle scelte dell’Italia (quella che inizia dalla Sicilia e dallo Stretto, non solo l’Italia Cisalpina) contenute nel Recovery Fund.

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