Nelle ultime 48 ore la ministra dei Trasporti ha parlato di nuovo, e in due occasioni ufficiali, dello Stretto di Messina. Nel corso dell'incontro “Italia 2021: competenze per riavviare il futuro”, la piacentina del Partito democratico, Paola De Micheli ha dichiarato: «Ci sono più progetti, oltre a quello del Ponte, peraltro il progetto precedente del Ponte non ha i requisiti che le leggi attuali prevedono, ma noi abbiamo avuto da Saipem una proposta di un collegamento sottomarino molto interessante, quindi stiamo facendo tutte le valutazioni in termini trasportistici, economici, ambientali, di sostenibilità sociale, perché ovviamente l'eventuale progetto che dovrà essere sottoposto alla valutazione del Consiglio dei ministri deve avere tutta una serie di requisiti coerenti con le scelte che noi stiamo facendo in questi mesi».
Poi, ha aggiunto: «Vent'anni fa un Ponte sullo Stretto avrebbe collegato due deserti infrastrutturali perché non c'era progettualità di Alta Velocità, strade a scorrimento veloce, autostrade. Oggi noi abbiamo in Calabria il cantiere della 106 Jonica aperto, lo studio di fattibilità per l'Alta Velocità Reggio Calabria-Salerno in corso. In Sicilia abbiamo lo sblocco della Ragusana, le gare in corso che abbiamo pubblicato quindici giorni fa per 1,6 miliardi per fare l'Alta Velocità Messina-Catania-Palermo. Ci saranno gli operatori che parteciperanno alle gare, quindi nella primavera dell'anno prossimo apriremo questo grande cantiere. Vuol dire che fra 7-8 anni non saranno più deserti, ma saranno regioni che staranno vincendo la sfida per combattere la disuguaglianza infrastrutturale che si è determinata in questi anni». E la ministra ha ribadito che entro la fine del mese chiuderà i propri lavori la «Commissione che si è insediata e che sta facendo le sue valutazioni per la possibilità di un collegamento rapido e stabile tra la Calabria e Messina».
Dalle affermazioni della ministra, che finora ha sempre rinviato ogni scelta alla valutazione dei tecnici, si capisce subito quale sia la soluzione preferita al momento da parti rilevanti del Governo Conte (con in testa lo stesso premier, oltre che il viceministro siciliano Cancelleri): il Tunnel. È evidente che il Governo dovrà assumersi il peso delle proprie responsabilità che sono politiche e non tecniche, perché non sono i tecnici che decidono le scelte del Recovery Fund, è la politica, anche perché se si consultassero tutti i tecnici sparsi per l'Italia, le opinioni potrebbero essere molto diverse e contrastanti rispetto a quelle della Commissione voluta da Conte e De Micheli. Ed è altrettanto evidente che lo stesso Governo dovrà dare adeguate motivazioni sul fatto che il precedente progetto del Ponte non sia più proponibile.
All'interno del Consiglio dei ministri sembra che alcuni componenti della squadra di Conte si siano “innamorati” dell'idea del Tunnel galleggiante, proposta nientemeno che dalla Saipem, la società petrolifera partecipata dall'Eni e che si è specializzata anche nella progettazione di opere a mare e a terra. D'altra parte, era stato lo stesso amministratore delegato della Saipem, Stefano Cao (da non confondere con il presidente della società che fa Caio di cognome e Francesco di nome), a “svelare” le carte nel corso di un'intervista rilasciata all'inserto economico del quotidiano “Repubblica”: «Siamo stati invitati dalla Commissione di esperti appositamente costituita a illustrare il nostro progetto di attraversamento dello Stretto di Messina mediante un “tunnel galleggiante sommerso”.
"Il 95% del nostro fatturato - ha dichiarato Cao - è all'estero, ci piacerebbe lavorare di più anche per il nostro Paese». E quale migliore occasione se non quella del progetto del Tunnel? E così lo Stretto continua a far la parte della “cavia” per studi di fattibilità, esperimenti, progetti molto costosi e riunioni di commissioni tecniche...
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