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Ponte sullo Stretto, 21 deputati del Pd impegnano il Governo: usare i fondi del Recovery Fund

«Le complesse complementarietà che legano il sistema economico e sociale del Mezzogiorno con quello del Nord d’Italia alimentano un’interdipendenza commerciale, produttiva e finanziaria che inevitabilmente rende l’obiettivo del recupero del divario tra il Nord e il Sud e le isole del Paese fortemente connesso a un disegno di complessivo rilancio della crescita nazionale. Il ritardo economico del Mezzogiorno è, al tempo stesso, inaccettabile e ingiustificabile». Direte, e ce ne siamo accorti ora? Meglio tardi che mai.

Fa rumore la risoluzione presentata in Commissione Ambiente della Camera da 21 deputati del Partito democratico con la quale si impegna il Governo – sostenuto dallo stesso Pd, oltre che dai 5 Stelle, Italia Viva e Articolo Uno – a utilizzare parte delle risorse del “Recovery Fund” per realizzare il Ponte sullo Stretto, considerato come quell’investimento “choc” in grado di far «recuperare il divario» tra Nord e Sud. Subito, soprattutto da sinistra, si scatena il “fuoco amico”, che accusa il Pd di sostenere «le stesse opere faraoniche di Berlusconi», equiparando quella risoluzione alla mozione approvata 24 ore prima dal Consiglio regionale della Calabria.

L’Italia, lo ricordiamo solo per onor di cronaca, è il Paese che ha accettato opere come il Mose o la Tav, solo perché concentrate al Nord, e dove invece la grande infrastruttura del Sud (il Ponte di Messina e Reggio) è diventata oggetto di una sterile guerra ideologica. Ma tant’è. Il tempo perso non si può più recuperare, guardare avanti, però, si può e si deve. E, dunque, la novità delle ultime ore è proprio la risoluzione firmata dai 21 deputati del Pd.

«Bene, anzi benissimo – commenta, con una punta di amaro sarcasmo, la parlamentare messinese Matilde Siracusano –, peccato che pochi giorni fa proprio i deputati dem abbiano affossato tutte le proposte di Forza Italia al decreto Rilancio, compreso un ordine del giorno in Aula a Montecitorio, che riguardavano la realizzazione del Ponte sullo Stretto, l’avvio di un’analisi costi-benefici, la possibilità di finanziare questa infrastruttura strategica anche attraverso il Recovery Fund. Adesso il Pd ha cambiato idea? Perfetto, noi siamo pronti a collaborare per portare a casa il risultato. La costruzione di questa grande opera non può e non deve essere una battaglia di partito o di coalizione ma deve rappresentare una grande occasione per l’intero Paese, per la Sicilia, per la Calabria e per il Mezzogiorno. Aspettiamo il Partito democratico in Parlamento per concretizzare questa loro iniziativa e le tante altre nostre presentate in questi anni».

E non poteva mancare la dichiarazione del leader della Lega Matteo Salvini che fino a qualche anno fa era contrario a qualunque investimento fosse concentrato nelle regioni meridionali e che, invece, ora è tra i principali fautori del Ponte. Anzi, in un’intervista su una rete nazionale, l’ex vicepremier auspica che un giorno, fra non molto tempo, i sindaci di Messina e di Reggio Calabria possano incontrarsi per dare il via ai lavori della grande infrastrutture. «Sarebbe un bel segnale di ripartenza per l’intero Paese – afferma Matteo Salvini –, a Genova un ponte è stato costruito in un anno. Come? Rispettando la normativa degli appalti? No, con un commissario, un sindaco: zero tangenti, zero morti. È questa la strada da seguire anche per il Ponte che unisce Sicilia e Calabria». Come cambiano la politica e i suoi scenari...

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