Non poteva passare inosservata la tappa messinese del professor Aleksandr Dugin, politologo e scrittore russo, propugnatore di teorie politiche radicate nel populismo, considerato l’ispiratore culturale della Russia guidata da Putin.
L’appuntamento è domani a Messina. Inizialmente l’Università aveva concesso l’Aula Cannizzaro per ospitare l’evento, ma i vertici accademici, dopo un’attenta riflessione e alla luce delle «posizioni estremiste del filosofo russo», hanno scelto di prendere le distanze. Oggi comunicheranno la loro decisione.
Dugin - riporta la Gazzetta del Sud in edicola - argomenterà le sue tesi nella cornice del convegno “Civitas, identità e diversità”, inserito in un itinerario italiano di 11 tappe, tutte scandite da un “tam tam” di reazioni indignate contro il politologo russo.
Il tour di Dugin in Italia è stato scandito dalle polemiche. Lo accusano di essere il rigeneratore delle pulsioni ideologiche che animano rigurgiti neofascisti. Lui esalta il «popolo come un nuovo concetto politico»: «Il populismo mischia la richiesta di giustizia sociale con la domanda per il ritorno a valori conservatori, non è né di destra né di sinistra, semplicemente è antiliberale».
Ma non è un caso che sia proprio la galassia di estrema destra a indicarlo come sorgente culturale. Le analogie storiche non mancano.
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