Potremmo definirlo, il curioso caso di Mistretta. Un clima, politico e sociale, del tutto surreale, sospeso tra l’ipotesi scioglimento del Comune ed una data già fissata, quella del 28 aprile, per delle elezioni amministrative che nessuno sa se ci saranno o meno e per le quali nessuno pare voglia candidarsi.
Il futuro amministrativo del centro montano, come tutti sanno, dipende degli esiti dell’ispezione della commissione prefettizia, chiamata a valutare l’ipotesi di infiltrazioni mafiose nella gestione della cosa pubblica. Una spada di Damocle che potrebbe materializzarsi sotto forma di decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento e conseguente commissariamento del Comune da dodici mesi a diciotto mesi prorogabili fino a due anni, più le misure accessorie riguardo l’incandidabilità degli amministratori ritenuti responsabili, estese ai due turni elettorali successivi allo scioglimento dalla recente entrata in vigore del cosiddetto decreto sicurezza, che per altro ha introdotto modifiche anche riguardo i compiti prefettizi ed il commissariamento.
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