L’assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Tusa, potrà anche avere una reazione piccata quando qualche impertinente gli chiede delucidazioni sull’operazione economica imbastita dalla Regione per acquistare il castello di Schisò, decadente dimora aristocratica. Ferma restando la meritevole volontà di sottrarre al disfacimento un patrimonio storico, resta un “buco nero” nelle dinamiche che hanno determinato il prezzo d’acquisto - 3,4 milioni - pagato dalla Regione per “espugnare” il castello che dovrebbe accogliere sede e museo archeologico del Parco di Naxos.
Basta fare un piccolo passo indietro. Il valore stimato dal consulente del tribunale di Messina era di 2,1 milioni, ma all’asta il castello è stato aggiudicato alla società Hotel Palme Srl per 1,6 milioni. La stessa cifra con la quale la Regione (lo dice l’ex assessore Sgarbi) voleva rilevarlo, facendo valere il diritto di prelazione: «L'asta è andata molto più bassa delle previsioni. Se fosse andata a 2 milioni e 800 mila euro non avremmo avuto i fondi per acquisire il bene, mentre ad un milione e 600 mila euro, lo compriamo».
Improvvisamente si apre il balletto di cifre e il giudice dell’esecuzione, Danilo Maffa, revoca l’aggiudicazione del castello sulla base di una prospettiva più allettante. La Regione, infatti, attraverso il Parco archeologico di Naxos, ribadisce al rialzo la volontà di acquisire il patrimonio storico e mette sul piatto 3,4 milioni, più del doppio rispetto all’offerta economica immaginata da Sgarbi per chiudere l’operazione.
Leggi l’articolo completo su Gazzetta del Sud – edizione Messina in edicola oggi.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia