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«Gloria» a Tozzi perché davvero non «Si può dare di più»

Il cantautore torinese si esibirà oggi alla Scalinata della Cattedrale di Noto, per poi tornare il 23 settembre al Teatro Antico di Taormina e il 24 al Teatro di Verdura di Palermo

Umberto Tozzi

Era il 1979 quando “Gloria” diventava una hit con vendite record, facendo da colonna sonora a quegli anni, con echi nei successivi. Oggi il suo interprete la ripropone assieme ad altri brani storici che lo hanno reso uno dei cantanti italiani più amati. Con tre imperdibili appuntamenti Umberto Tozzi porta in Sicilia il tour “Gloria Forever”, che da maggio sta toccando diverse località nazionali. Il cantautore torinese si esibirà oggi alla Scalinata della Cattedrale di Noto, per poi tornare il 23 settembre al Teatro Antico di Taormina e il 24 al Teatro di Verdura di Palermo.

In scaletta, oltre a “Gloria”, “Ti amo”, “Tu”, Stella stai” e altri brani che hanno consacrato Tozzi tra i big del pop italiano. Ad accompagnarlo Raffaele Chiatto (chitarre e arrangiamenti), Gianni D’Addese (tastiere), Elisa Semprini (violino e cori), Gianni Vancini (sax), Riccardo Roma (batteria) e Giambattista Giorgi (basso).

«Nei live ho sempre mantenuto il sound originale dei pezzi – sottolinea Tozzi – perché mi piace risentirlo quando vado a vedere concerti di altri artisti. Di conseguenza i miei ricalcano gli originali, pur con alcuni suoni differenti e più rock. Il suono sprigiona energia, diventando qualcosa di invasivo e bello, per cui credo che il pubblico avvertirà piacevoli sensazioni».

Nelle tue canzoni hai cantato spesso l’amore, ma hai affrontato anche altri argomenti, come in “Gente di mare”, “Si può dare di più” o “Gli altri siamo noi”. Qual è il fil rouge di questi 55 anni di carriera?
«Ci sono momenti storici in cui si scrivono pezzi che poi non si riescono più a rifare, come la mia “Ti amo” o la celebre “Yesterday” dei Beatles. Ciò che un artista propone in un dato momento cambia in relazione alle esperienze di vita successive che portano a pensare in modo diverso. Il contenuto delle canzoni noi lo captiamo dai messaggi di altri o dall’informazione, e questo può indurre a mettere in musica alcuni eventi, anche terribili. “Si può dare di più” ha segnato un momento fertile, perché con Morandi e Ruggeri abbiamo messo in risalto il tema della solidarietà. Ed è motivo di grande orgoglio il fatto che sia stata riproposta in tante iniziative sociali per il suo significato».

Giancarlo Bigazzi, produttore e co-autore dei tuoi album e brani storici, ha dato una svolta definitiva alla tua carriera. Un ricordo.
«Giancarlo è stato il maestro che mi ha insegnato a mettere insieme parole e musica. Scrivevo canzoni ma non a livello professionale, pur avendo scritto prima di conoscerlo “Un corpo e un’anima” per Wess e Dori Ghezzi, che vinse Canzonissima. È stato lui a convincermi a cantare. Mi disse: “perché non le canti tu queste canzoni?”. Mi sono buttato in quella prima esperienza e da lì è venuto tutto, in modo assolutamente naturale. Sono incontri fondamentali in una professione».

Gli anni 70 e 80 sono stati un’epoca d’oro per la musica italiana. Come è cambiato il panorama musicale da allora?
«Purtroppo non credo sia cambiato in meglio, perché oggi non ci sono più i professionisti dei miei tempi: persone competenti che riuscivano a scoprire talenti nuovi, come Battisti, capaci di riconoscere l’originalità vocale e quella del suono che si riusciva a produrre in studio. Oggi le nuove generazioni fanno musica utilizzando le stesse sonorità, e manca l’originalità nei canti dei solisti e in altri elementi delle canzoni. Questo fa sì che la musica attuale, specificamente indirizzata a un pubblico giovane, non possa assolutamente pretendere di resistere al tempo. Sono rimasto ai Coldplay. Dopo il buio totale».

Parallelamente al tour, Tozzi sta ultimando un nuovo album di inediti, in uscita prossimamente.

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