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I Pinguini a Messina, ed esplode la potenza "nucleare" di musica e parole

"Messina, è bellissimo vedervi tutti qui!". È il concerto più a sud del tour quello in riva allo Stretto, dentro ad un San Filippo pieno di 41mila volti. È il più caldo, e Messina c'è in ogni pezzo. Riccardo Zanotti e i suoi Pinguini sono una potenza nucleare di musica e parole, di dediche e storie. In elettrico, in acustico, a volume altissimo. Tra i ricordi del passato, la speranza nel futuro.

Una introduzione e poi il via. Giovani Wannabe, Tetris ("a noi della provincia bergamasca i mattoncini ci piacciono. Come quel videogame, bastava completare le linee e tutto andava bene. La vita non è proprio così, ma stasera facciamo finta di sì!"), La storia infinita, Bergamo ("Paese vuol dire non restare soli. Che c'è qualcosa, una pianta, un fiore che resta lì ad aspettarti. E noi veniamo da una città che spesso si comporta esattamente così"), Ricordi.

Si spengono gli interruttori, ci si siede attorno ad un tavolo ("come da De Andrè in Sardegna, con un mare di commensali, come in un rito antico, come una samba de rota") e tutto si fa naturale. Scatole, Giulia, Cena di classe. Sono il preludio della terza ed ultima parte (bis esclusi) di un concerto durato oltre 2 ore. Sono l'annuncio dell'atteso. Quel medley (che prima è un puro dj set di Butt) dei successi più di successo della storia Pinguina fin qua. Non sono cool/Scooby Doo/L'ultima volta/Verdura, Melting Pop/Fede.

La notte salta e il cuore balla. "Abbiamo iniziato oltre dieci anni fa. Chi si ricorda Alcamo? Chi si ricorda Milazzo? Solo un rimborso spese e la paura di un colpo di sonno mentre eravamo alla guida del nostro furgone". Ne sono cambiate di cose da allora. Domenica per ascoltarli sono arrivati dalla Sicilia, dalla Calabria, persino dall'Australia. Il mondo, domenica sera, è stato tutto qui.

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