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L’abbraccio dei Pinguini Tattici Nucleari a Messina: "Non pensiamo a come sarà il domani"

Intervista al gruppo bergamasco che torna domenica in Sicilia, allo stadio San Filippo. Sold out il concerto dei vincitori dell’MTV Europe Music Award, felici di cantare al Sud «in luoghi bellissimi che ci accolgono sempre con calore»

Da Bergamo alla Sicilia è un viaggio lunghissimo. Come lunghissima è anche la strada per arrivare dalle serate in provincia agli stadi. E pure riempirli, gli stadi, di gente e di abbracci, di speranze, aspettative, di musica e di sudore. E' un vero e proprio cammino quello che passa tra il desiderio e la conquista, un percorso che i Pinguini Tattici Nucleari hanno affrontato con la sacralità del pellegrinaggio, con la religiosità (anche divinamente effimera) di chi sa mettere insieme generazioni e generazioni. E non è viaggio quando si passeggia tra le parole, quando la lingua di tutti i giorni nasconde citazioni rare, ogni volta che da un semplice verbo transita tutta una storia? Passo dopo passo, da Venezia alle Isole, domenica quelle "autostrade che portano al mare" sfoceranno sullo Stretto. Riccardo Zanotti, Nicola Buttafuoco, Lorenzo Pasini, Simone Pagani, Matteo Locati, Elio Biffi toccheranno Messina, un tuffo dentro ad un San Filippo sold out, come in fondo sono ormai tutte le undici tappe del tour Stadi 2023.

Messina vi aspetta, cosa deve aspettarsi?
"Il Sud è un posto bellissimo, che ci accoglie sempre con calore e con affetto, ed è una data sold out, il che ci ha riempito di gioia. In Sicilia ci siamo già stati e ci torniamo sempre volentieri. Faremo il possibile per accogliere le persone che saranno presenti allo stadio con lo stesso entusiasmo con cui loro saranno lì ad aspettarci. Non vediamo l’ora di essere lì, in un abbraccio grande di decine di migliaia di persone".

I Pinguini negli stadi, "#machilavrebbemaidetto"?!
"Quell'hashtag, oltre ad essere il titolo del tour saltato nel 2020 e ripreso nel 2022 col nome di "Dove eravamo rimasti", è anche l’incipit di un nostro singolo del 2019, Verdura, che è uno dei primi brani che ci ha fatto capire che qualcosa stava cambiando. Oggi siamo impegnati in un tour di undici stadi, abbiamo iniziato con il lancio di una sola data a San Siro, e tutti i posti sono andati esauriti in meno di 10 ore. Poi abbiamo rilanciato con una sola data all’Olimpico di Roma, andata sold out in meno di 48 ore. É li che abbiamo capito che potevamo osare".

Recentemente avete parlato della vostra musica come "pop main stream di nicchia". Seguite una traccia per lasciare il segno?
"Il pop dovrebbe essere il genere inclusivo per eccellenza, che non lascia fuori nessuno, popolare nel senso migliore del termine. Main stream ne è la versione esasperata, quando qualcosa è talmente entrato nei principali canali di massa tanto da diventare dominante. Ma solo se questo pop e questo mainstream hanno degli elementi di disturbo, delle dissonanze, qualcosa appunto di nicchia che esula dal banale, dal già sentito, che porta l’ascoltatore a voler tornare su quel brano non più perché imposto ma perché voluto. É quell’elemento alieno e di nicchia a fare la differenza. Ciò detto, non c’è una vera tattica dietro una canzone di successo, spesso sai cosa crei ma non sai cosa lasci. Per esempio, Pastello Bianco è stato il quarto singolo di un EP, un singolo lasciato in fondo alla lista proprio perché non pensavamo sarebbe diventato poi un successo cosi grande".

Il primo pensiero appena vinto l'MTV Europe Music Award?
"Non sapevamo nemmeno di essere dei candidati papabili, ne siamo rimasti colpiti... positivamente. Quel premio ci ha dato un’ulteriore spinta verso l’estero, che é andata ad aggiungersi alle Universiadi (a Lake Placid, negli USA), allo show in Islanda e alla data al London Palladium di Londra. Sono esperienze uniche, in cui ci si confronta con una realtà molto diversa e molto più complessa di quella nostrana, specie per noi che cantiamo in italiano, anche se sono tante le influenze straniere nella nostra musica".

Chi sono i Giovani wannabe?
"Chiunque cerchi il proprio posto nel mondo. E non importa cosa si voglia diventare, a volte non bisogna avere un piano B, la fame è già di per sé un biglietto da visita che consente di trovare un posto nel mondo. Giovani poeti, sognatori, astronomi, scrittori, cantanti, anche part-time… Come il cuore umano, che è un organo “involontario”, che indipendentemente dalla nostra volontà si muove e batte, le nostre aspirazioni sono più forti di noi, indipendenti e libere".

Come sono cambiati i Pinguini Tattici Nucleari? Alcuni hanno deciso di fare altro nella vita...
"Non siamo cambiati, e siamo ancora tutti qui. Inizialmente, parecchi anni fa, la band sotto questo stesso nome era formata da altre persone che ora fanno qualcosa di diverso, ma questa formazione resiste ormai da tanti anni ed è quella che tutti conoscete. In questo momento nessuno di noi vuole fare altro che questo, il nostro è un gioco di squadra. Siamo in sei e, a turno, ognuno di noi trova il modo di sorreggere gli altri, in un cerchio dove nessun anello è quello debole".

Probabilmente sarà l'ultimo Sanremo di Amadeus. Escludete il ritorno?
"Non escludiamo mai nulla a priori. Sicuramente sarà un anno lungo, una volta finiti gli stadi il 9 settembre alla RCF Arena capiremo cosa ci aspetta e se Sanremo sarà o meno nei nostri piani. Sicuramente ne conserviamo un ottimo ricordo, così come quello che abbiamo di Amadeus, che rispettiamo moltissimo. Per noi l’edizione del 2020 ha significato tanto, è stato un inizio di qualcosa di più grande".

Parlate spesso di fallimenti e sconfitte, ma sembrate sempre felici. Lo siete?
"Siamo felici forse perché, se la felicità è nelle piccole cose, per alcuni versi lo è anche il fallimento. Stiamo vivendo un momento d’oro della nostra vita, senza nessuna ulteriore pretesa e senza pensare a come sarà il domani. A volte è giusto godersi il momento. In questo senso forse abbiamo raggiunto un discreto equilibrio, il che ci aiuta a essere più sereni. La serenità è un passo indispensabile verso la felicità".

 

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