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"Siamo indietro sui diritti civili", Tiziano Ferro risponde ai 10 lettori che hanno vinto il nostro contest

Per loro anche due biglietti dello spettacolo di martedì allo stadio San Filippo

Ho festeggiato la prima festa del papà contemporaneamente a te e per il primo compleanno di mio figlio ho fatto scrivere nel tableau “Splendi, amore grande e fai che resti arte la tua vita”. Mi sveli il tuo segreto per coniugare al meglio il mestiere di papà con quello di cantante che ti porta spesso a stare lontano da Margherita e Andres? (Gianmichele Pollicino)
«Non esistono segreti per essere padre o madre. I bambini hanno bisogno di vivere in un ambiente privo di conflitto e questo sta a noi. Essere privi di conflitti parte da noi: cerca di stare bene tu e loro staranno bene. I bambini non hanno bisogno di mari o montagne ma di persone che li amino che gli stiano accanto, li proteggano, li privino dei sensi di colpa, gli infondano valori e che dedichino loro del tempo non solo di qualità ma anche in quantità. Una cosa importante per me è anche la disciplina che è un valore e che costa molto al genitore quando la deve impartire ma che rende il bimbo una persona educata, una persona che sa stare nel mondo, un adulto».

Mi chiamo Eleonora e sono un'insegnante di scuola media. Durante l'anno scolastico appena trascorso, abbiamo fatto ascoltare in aula il monologo da te recitato in televisione "Le parole hanno un peso", sul tema del bullismo. Da insegnante e, dunque, da educatrice volevo chiederti a questo proposito: esistono secondo te strumenti efficaci che i ragazzi adolescenti o preadolescenti di oggi, dal carattere più fragile e sensibile, possono utilizzare per difendersi da offese ed hate speech? (Eleonora Midili)
«Lo strumento per difendersi dal bullismo è sostanzialmente uno: parlare. Parlare con insegnanti, genitori, amici. Non creare isolamento, ecco. Perché la forza del bullismo è proprio quella cioè confinarti in una scatola chiusa, ermetica, nella quale tu resti solo credendo a tutto ciò che ti viene detto».

Il tuo ultimo album è un album ricco di collaborazioni con altri cantanti. Ci indichi tre artisti italiani contemporanei con i quali ti piacerebbe collaborare in futuro? (Francesco Pizzino)
«Per me le collaborazioni sono importantissime perché tengono viva l’energia della musica e l’ispirazione. Per cui, per me non c’è dubbio, le collaborazioni che vorrei fare sono con i giovani, con artisti con idee nuove, adesso ce ne sono tanti. Penso a Madame, Blanco… Ho cantato con Tananai a San Siro ed è stata un’esperienza bellissima che rifarei molto molto volentieri. Mi piacciono i Pinguini Tattici Nucleari, Ultimo, i Maneskin e potrei andare avanti ancora. Trovo che in questo momento ci sia una bellissima scena musicale: gli anni Duemila stanno tirando fuori una serie di talenti che rimarranno e sono sicuro ne arriveranno altri che sono pronto ad ascoltarli e a farmi ispirare».

Qual è stata la performance più emozionante che hai mai vissuto finora, in termini di impatto personale ed emotivo, sia a livello artistico che nel rapporto con il pubblico e cosa l'ha resa così speciale e indimenticabile per te? (Simone Rizzo)
«Non riesco a pensare a una performance in particolare ma ammetto che ogni volta che canto “La prima festa del papà” faccio fatica, una fatica emotiva perché quelle sono parole che scorrono nel sangue che circola nel mio corpo adesso, in questo momento. Ci sono altre canzoni che amo, che mi emozionano ma che ho avuto tempo di processare, invece, questa è una canzone forte perché quando diventi genitori la tua testa e la tua anima cambiano».

La tua è un'avventura bellissima, ricca di tante salite e di altrettante discese. Sino a oggi a cosa hai dovuto rinunciare e quali invece sono i tuoi nuovi obiettivi. (Diletta Logiudice)
«Le rinunce sono all’ordine del giorno sia che tu voglia fare il medico, il fornaio o appunto il cantante. Quindi non mi soffermo sulle rinunce perché penso sia superfluo preferisco guardare a quello che può essere, preferisco gli obiettivi perché gli obiettivi nella vita sono diventati più grandi di quelli che avrei mai immaginato. Per esempio, non avrei mai pensato di cantare negli stadi. L’obiettivo, in questo momento, sarebbe continuare a scrivere musica, continuare a fare della scrittura e della creatività il mio mestiere e, soprattutto, concedere più tempo possibile al mio mestiere di papà».

La tua sensibilità verso gli animali e il tema del randagismo ti ha portato più volte a compiere atti di amore verso cani anziani che senza di te non avrebbero avuto una seconda possibilità. Che tipo di connessione si crea tra te e loro e che impatto hanno nella tua vita? (Serena Greco)
«Sono cresciuto con gli animali. Mia madre mi ha abituato, per fortuna a conoscerli e a parlare con loro. Il loro linguaggio, pur non verbale, è molto più chiaro, più limpido, più immediato, più sincero di quello degli esseri umani che lo hanno reso controverso con il tempo. Penso che gli animali siano una fonte di pulizia energetica, averli accanto ti aiuta a stare meglio e penso che in Italia purtroppo non sia una realtà tanto considerata. Gli animali dovrebbero essere sopraelevati rispetto a quello che sono adesso. Consiglio a tutti di adottare un animale, qualsiasi esso sia, perché è un’esperienza che ti migliora e ti avvicina alla tua parte più vera, più istintiva e perché si fa del bene a degli esseri che non meritano altro se non amore».

In un'intervista di alcuni anni fa hai detto che ascoltando la canzone "Forever young" degli Alphaville sei rimasto incantato e da quella tua emozione è nato il tuo amore per la musica. Da lì hai costruito il tuo sogno. Ma in un mondo ipotetico se non avessi fatto il cantante che carriera avresti intrapreso? (Kioko81)
«Se non avessi fatto il cantante non avrei scritto canzoni ma avrei continuato il mio percorso di studio in Ingegneria e avrei portato avanti quella carriera in maniera molto poco creativa probabilmente perché non ero particolarmente soddisfatto».

Notizia è l’anagramma del tuo nome, Andare è l’anagramma del mio nome. La notizia l’ho appresa dalla Gazzetta del Sud e adesso aspetto di andare al concerto ma intanto ti chiedo di suggerirmi una “destinazione mare” a te cara, in Italia o all’estero, che ti ha particolarmente colpito durante i tuoi tour. (Andrea D'Amico)
«Qui è chiaro che mi stai servendo un assist: io vengo da una città di mare e quindi se non conosci il litorale di Latina dovresti andare. Latina, Sabaudia, Terracina, Sperlonga… insomma abbiamo delle bellissime spiagge che se non conosci ti invito a visitare anche perché siamo delle persone molto ospitali, molto educate (ride, ndr)».

C'è una canzone di Tiziano che è la mia preferita ormai da anni: la canzone è “Fotografie della tua assenza”. Una canzone che non è mai uscita come singolo e quindi anche per questo non è molto conosciuta. Mi chiedo in base a cosa scegli quali canzoni far uscire come singoli o promuovere più delle altre. E perché questa in particolare non è mai uscita come singolo? (Sabrina Cucinotta)
«Le scalette le scelgo in base al gradimento del pubblico, per me è molto semplice. Ho impiegato più di 20 anni a costruire un canzoniere e sono molto orgoglioso di esso. È chiaro che quando escono dei dischi nuovi si vuole dare spazio anche ai brani nuovi, ma noi questo lavoro lo facciamo perché siamo dei comunicatori e se una canzone è arrivata a comunicare a tante persone è giusto che sia in scaletta, punto. Canto 5 canzoni dell’ultimo disco, le ho scelte perché sono state dei singoli e perché le persone le hanno selezionate per amore. Io sto molto attento a questo perché il concerto non è un atto egoriferito ma un dialogo quindi la scelta viene fatta proprio in base a quello che le persone hanno voglia di cantare. Quindi le scalette le scelgono le persone che mi seguono. È chiaro che adesso stiamo parlando di tanti singoli e quindi qualcosa necessariamente deve rimanere fuori ma torneranno. E alcune canzoni non sono diventate singolo perché, la canzone a cui fai riferimento era contenuta in un album che ha avuto già tipo 6 singoli quindi a un certo punto bisogna per forza fermarsi».

Io e la mia famiglia ti seguiamo da diversi anni e ho sempre rispettato ed apprezzato il fatto che non volevi rendere pubblica la tua vita privata. Negli ultimi tempi, invece, parli molto di più di te. Sei cambiato tu, il tuo modo di approcciarti? Perché comunque in Italia si fa un gran parlare di diritti civili, ma si fa molto poco per tutelarli? (Santi Migliorino)
«Ho parlato di me man mano che mi sono scoperto. Sono diventato famoso a 20 anni e a 20 anni non sai chi sei soprattutto se sei un ragazzo di provincia. Ho iniziato a fare terapia e a chiedere aiuto. Ho iniziato a conoscermi e quando questo è accaduto ho iniziato a parlare di me. È stata una naturale evoluzione delle cose. E continuo a farlo. È chiaro che il me di 20 anni era un me che guardava allo specchio un ragazzo di 20 anni che non sapeva cosa ci fosse fuori dalla città di Latina. Il me di oggi è un papà di 43 anni che guarda alla sua famiglia che non la vede tutelata nel proprio paese, che ha paura sotto alcuni punti di vista ma che non si ferma perché l’amore e il presidio che voglio dare e la protezione che voglio dare a chi come me cresce dei bambini, non sto parlando solo di coppie omosessuali ma anche di genitori single, coppie divorziate, mamme single, padri che non hanno più una compagna, coppie di fatto, sto parlando di tutti, di coloro che provano ad adottare e aspettano 8-10 anni e credo che i diritti manchino in generale, siamo indietro su tutti i diritti civili».

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