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Copeland scompiglia i Police. Il leggendario batterista a Taormina il 27 luglio

In Sicilia la chiusura del tour dedicato ai successi della band reinterpretati con un’orchestra: «Faremo fuoco e fiamme»

«Hi, this is Stewart Copeland». Sembra uno scherzo, anche se l’intervista telefonica è stata regolarmente concordata e sul display del cellulare appare un numero senza dubbio californiano, per la precisione della Contea di Los Angeles dove vive il leggendario batterista dei Police che il 27 luglio sarà al Teatro Antico di Taormina con il suo tour Police deranged for Orchestra; ma fa comunque un certo effetto trovarsi a parlare senza preamboli, e senza un manager che faccia gli “onori di casa”, con questo gigante della musica (inserire nella parentesi un qualunque genere di proprio gradimento, perché Copeland li ha davvero percorsi tutti) di quello che si annuncia come l’evento musicale dell’estate siciliana.

Logico entrare subito in argomento, non prima di aver “confessato” la sconfinata passione, nata nell’adolescenza e mai sopita, per quel power trio che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo sconvolse la scena del pop con il suo sound così unico, tra arrangiamenti punk e influenze reggae, nel quale l’ispirazione incomparabile di Sting trovava nei fraseggi chitarristici di Andy Summers e nel groove di Copeland alla batteria un perfetto complemento.

Lui si dice «onorato» di tanto amore e in queste dichiarazioni, che spaziano da un bilancio della sua carriera al rapporto privilegiato con l’Italia, promette letteralmente fuoco e fiamme per la data taorminese del tour mondiale iniziato lo scorso anno e che dal punto di vista musicale ricalca il precedente Light up the Orchestra, nel quale però il repertorio attingeva alla sua straordinaria produzione solista: colonne sonore di film, videogiochi, progetti di world music. Arrangiare per orchestra successi rock non è una novità, anzi: proprio Sting lo ha fatto alcuni anni fa con Symphonicity così come un’altra rockstar con la quale Stewart ha lavorato, ovvero Peter Gabriel, con New Blood; ma la sensazione è che da questo concerto ci si debba aspettare qualcosa di diverso.

«È vero – esordisce il 72enne musicista nato in Virginia e cresciuto tra Beirut e il Regno Unito – i brani sono stati arrangiati per essere eseguiti con un’orchestra sinfonica, ma il piglio resta sempre rock. Io suonerò la batteria e la chitarra e dirigerò, poi ci saranno un bassista, un tastierista e tre cantanti soul. Agli orchestrali (Copeland in questo tour suona con orchestre residenti, a Taormina toccherà alla Youth Orchestra del Teatro Massimo di Palermo diretta da Michele De Luca, ndr) dico sempre una cosa sola: “Facciamo fuoco e fiamme, spacchiamo tutto”. Ed è quello che faremo».

Nel tour precedente la scaletta non prevedeva brani dei Police a parte Miss Gradenko, peraltro uno dei pochi scritti da te e non da Sting. La sensazione è che a questo punto della carriera, coronata anche dal primo Grammy vinto da solista dopo i cinque con la band, tu abbia definitivamente fatto “pace” con i Police, nonostante vi foste lasciati piuttosto male nell’84 al di là della reunion del 2007-2008 che a te e allo stesso Sting non piacque affatto pur con un tour mondiale da un milione e mezzo di biglietti venduti.
«In realtà ci siamo lasciati bene, nel senso che eravamo tutti d’accordo sul fatto di separarci; se non fosse stato così ci sarebbero stati problemi maggiori. Sono molto felice di quello che ho realizzato dopo i Police, ma so che la maggior parte di quelle cose mi è stata possibile non solo per la notorietà che ho avuto con la band, ma anche e soprattutto per tutto quello che ho imparato da Sting e Andy. È un onore, per me, che una generazione sia cresciuta ascoltando la nostra musica».

I Police hanno sempre avuto una relazione speciale con l’Italia. Il nostro Paese è stato uno dei primissimi a tributare alla band un successo straordinario: dei vostri cinque album solo Outlandos d’amour non è entrato in top ten, mentre Reggatta de Blanc arrivò al numero 2 e Ghost in the machine e Synchronicity addirittura al primo posto in classifica. E tu passerai buona parte dell’estate in Italia, con ben sei date nel mese di luglio che culmineranno appunto nell’esibizione a Taormina. Una vera e propria storia d’amore.
«Un amore certamente ricambiato da parte nostra. In realtà vengo in Italia ogni estate, perché come è noto Sting vive in Toscana, mentre Andy è un grande amante del cappuccino...».

Gli andrebbe meglio se amasse il rosso, visto che Sting produce un rinomato vino nella sua tenuta Il Palagio a Figline Valdarno... Ma in particolare per te, quello con il nostro Paese è un amore anche professionale: sei stato direttore artistico della Notte della Taranta in Puglia, la prima mondiale della tua opera The Witches Seed ha avuto luogo in Val d’Ossola con la partecipazione di Irene Grandi, e come se non bastasse fai parte di un supergruppo con base a Milano, i Gizmodrome, insieme a Mark King dei Level 42, Adrian Belew ex Talking Heads e King Crimson e al grande Vittorio Cosma, che ha attraversato la musica italiana dalla PFM a Elio e le Storie Tese…
«Verissimo. E anzi ti dico che il grande Vittorio Cosma, come lo chiami tu, sarà con me in questo tour e quindi suonerà anche a Taormina».

Già, Taormina. Se della tua profonda connessione con l’Italia sappiamo tutto, non suoni in Sicilia addirittura dal 1999, al Metropolitan di Catania insieme a Michael Nyman. Sei mai stato a Taormina? Conosci il Teatro Antico, questa meravigliosa struttura da 4500 posti, praticamente intatta nonostante abbia quasi duemilacinquecento anni, con un panorama incredibile sul Mar Ionio e sull’Etna?
«Mai. Sono stato a Palermo e immagino che Taormina sia almeno altrettanto bella, invece di Catania ho un ricordo gastronomico particolare: adoro la bottarga, e spero di poterla mangiare nuovamente quest’estate... Del Teatro Antico so che è un posto magico, sarà un onore suonarci, in particolare mi sembra molto adatto a un concerto con un’orchestra».

A giugno del 2023, quindi subito prima del leg italiano del tour, saranno quarant’anni dalla pubblicazione di Synchronicity, il vostro ultimo album come Police ma anche il più famoso, il più venduto e il più premiato. È stato un fattore che hai tenuto presente nella scelta di portare live il repertorio di quegli anni?
«In realtà non era una cosa programmata, anche perché questo tour è iniziato lo scorso anno, però è molto probabile che le date italiane saranno le ultime di Police deranged for Orchestra, e di conseguenza Taormina sarà l’ultima in assoluto. Sarà fantastico chiudere proprio in un contesto così affascinante, non vedo l’ora e faccio un appello ai fan dei Police non solo siciliani, ma italiani in generale, perché vengano a vederci. Ne varrà la pena».

A poco più di settant’anni, con una carriera che ti ha visto praticare tantissimi linguaggi musicali e riscuotere un successo globale, pensi di essere arrivato al top?
«Tutt’altro, anzi mi sembra di ringiovanire sempre. Gli anni passano, ma il mio cervello e le mie dita corrono sempre più velocemente. Una specie di Benjamin Button della musica? Sì, in un certo senso sono di nuovo un adolescente».

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