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Tra le granite... Gabbani! Stasera a Palermo, domenica a Taormina

A colloquio col cantautore, tra le hit più amate ma anche i brani dell’ultimo album. E soprattutto la gioia di ritrovare il pubblico nella magia del live

Cantautore ironico e profondo, abile nel maneggiare il pop mixandolo con suggestioni musicali tipiche degli anni ’80, Francesco Gabbani approderà in Sicilia con il tour estivo partito lo scorso giugno dalla sua Toscana, a Capannori (Lucca), per toccare diverse città italiane. Sarà stasera al Teatro Verdura di Palermo, per la rassegna “Estate al Verdura”, e domenica al Teatro Antico di Taormina, per «Sotto il Vulcano Fest», e riproporrà i successi sanremesi di «Amen», «Occidentali’s Karma» e «Viceversa», la hit «Tra le granite e le granate»; ma, soprattutto, presenterà dal vivo i brani dell’ultimo album «Volevamo solo essere felici». Ad accompagnarlo, il fratello Filippo alla batteria, Lorenzo Bertelloni (tastiere), Giacomo Spagnoli (basso) e Marco Baruffetti (chitarra).

Positivo secondo l’artista il bilancio del tour: «La dimensione del live è la punta di diamante delle emozioni che si possono provare nel fare musica, il cui scopo ultimo è proprio salire sul palco e vivere la gioia di un pubblico che interagisce con te, soprattutto dopo il periodo delle restrizioni. Quindi la grossa novità del tour è la consapevolezza di aver ritrovato il mio vero pubblico».

«Volevamo solo essere felici» ha anticipato l’album non solo nel titolo ma anche nei contenuti. Fil rouge è infatti l’introspezione soggettiva. Come è nata l’esigenza di guardare dentro se stessi dopo il confronto con la percezione altrui di «Viceversa»?
«Credo sia un sintomo dell’invecchiamento o comunque del crescere. Quando faccio musica l’approccio è sempre spontaneo e la musica continua ad essere espressione di chi sono. La connotazione di questo disco credo derivi dall’essere in una fase della vita in cui probabilmente mi guardo più dentro, e cerco il senso della mia esistenza più all’interno che all’esterno. Però è solo una fase, perché sono convinto che non si finisca mai di conoscersi, in uno stato di continua evoluzione. Questa probabilmente era la necessità del momento, non qualcosa che ho deciso a priori. Anche se c’è sempre la nota più irriverente e leggera, una bella componente dell’album possiede questa peculiarità intimista».

La nuova armonia dei suoni, con l’impiego di sezioni d’archi e strumenti classici, che dà un nuovo colore musicale, corrisponde alla ricerca di un’armonia interiore attraverso l’analisi introspettiva?
«L’arrangiamento e i suoni vengono di conseguenza al contenuto. Se ci sono suoni più classici, caldi, veri, c’è meno elettronica, perché sta bene così con le canzoni. L’arrangiamento è un vestito che metti, in questo caso sulle canzoni, che però sono belle anche nude. Cerco sempre la personalità di un brano e poi, sotto, la musica; sono un po’ all’antica in questo, e il suono è qualcosa che non viene deciso a priori».

Molto significativo l’ultimo singolo “Peace & Love”, scritto con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Un brano pacifista e di speranza concepito prima del conflitto ucraino, che oggi assume un significato importante...
«Essere per la pace e l’amore verso gli esseri umani è un concetto antico quanto l’uomo; ma considerati i tempi che corrono, credo sia un brano che ricorda quanto sia importante esserlo, non solo a parole, ma nei fatti, negli atteggiamenti. Essere per la pace dovrebbe essere un’attitudine quotidiana alla condivisione con gli altri. Siamo molto individualisti, ma come esseri umani dovremmo tornare alla condivisione anche delle nostre paure e incertezze».

Sei un cantautore con una cifra stilistica molto precisa tanto nelle musiche – che passano dal pop all’elettronica – quanto nei testi che, attraverso giochi di parole ed ironia, veicolano messaggi importanti. Da dove nasce questa modalità di scrittura?
«Credo sia un’attitudine conseguente al mio modo di approcciare la vita. Le mie canzoni sono espressioni di chi sono e credo di essere da un lato una persona estroversa, divertita, che cerca d’istinto il divertimento; dall’altro uno molto riflessivo. Per cui questi due poli esistono nel mio modo di vivere come nelle mie composizioni. Inoltre la caratteristica del provare ad accostare gli opposti è una cosa che mi piace; anche metterli a confronto in un modo paradossale, come quando un pittore fa un quadro astratto in cui l’accostamento di colori e forme crea una tensione emotiva, atta a dare un significato dove non ce n’è uno preciso. L’accostamento dà quella suggestione che fa pensare, ragionare e diventare attivo».

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