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L'isola pedonale a Messina e la dittatura motorizzata

La dittatura motorizzata delle auto in ogni angolo di strada, da ieri, è forse finita. E la folla veramente straripante che s’è riversata nel quadrilatero del centro, ma soprattutto a piazza Cairoli e lungo un clamoroso viale San Martino completamente chiuso al traffico, meravigliosamente riempito solo di vociare e rumore ritmato di passi, dimostra che era tempo di cambiare per diventare realmente una città a misura europea. Con un effetto a cascata, probabilmente nei prossimi mesi, i messinesi impareranno finalmente ad apprezzare la bellezza degli spazi urbani non “intossicanti”, delle aree libere dalla frenesia del traffico caotico e ripetuto. È la geografia urbana che cambia il volto di un luogo, con quelle trasformazioni radicali che molte città d’Italia e d’Europa hanno compiuto e solo di recente Messina sta provando a compiere. Imboccando adesso un percorso che invece è realtà da molti anni e in molte altre parti del mondo: il centro sacralizzato finalmente alla qualità della vita, una rete lontana di parcheggi che funge da cintura, l’insinuarsi dei trasporti pubblici non invasivi, meglio se solo elettrici, per la mobilità rapida. Il viale San Martino pedonalizzato per sempre, e non c’è da “scandalizzarsi” sull’onda solita del “come faccio per la spesa o “come faccio ad andare al bar”, è forse l’unica autentica soluzione-rivoluzione possibile per dare un volto diverso ad una città che ha la stessa tipologia infrastrutturale e viaria da decenni, senza aver mai assaporato alcuna ventata di novità tra i suoi palazzi.
Ci sarebbe poi l’altro tema-chiave su cui ragionare in termini di lungo periodo, senza farsi condizionare dalle questioni di piccolo cabotaggio, dalle mezze frasi di convenienza e di bottega: il recupero dell’affaccio a mare. Perché Messina il suo mare l’ha tradito da tempo, ha pian piano disaggregato ogni possibilità di fruizione dei suoi litorali e del porto storico, ponendo una pietra quasi tombale con la cesura dettata del tram lungo la Cortina, che arriva ad insinuarsi fino a quel fulcro urbano abbandonato che è la Passeggiata a mare. Un luogo meraviglioso, un balcone sull’universo marittimo dello Stretto spoglio e disadorno, imprigionato da un lato col rebus ancora irrisolto della Cittadella fieristica e dall’altro con le inferriate del porto storico. Pensate a cosa sarebbe un lungomare che origina dalla Stele della Madonnina e pur con tutte le sue differenziazioni si prolunga sino a Mortelle. Sarebbe meraviglioso. Ma bisognerà avere il coraggio di usare realmente la gomma, per cancellare il superfluo.

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