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Ponte sullo Stretto di Messina, rinunciamo a 110 mila posti di lavoro?

Il rilancio delle infrastrutture strategiche nell’intervento dell’ad di Webuild Pietro Salini agli Stati generali Export 2021

«Per ricostruire il Paese, da Nord a Sud, serve accelerare con l’attuazione delle condizioni che permettano di mettere a terra i cantieri per realizzare le opere, eliminare i colli di bottiglia che rallentano la ripresa, investire, spendere subito i fondi già a disposizione». L’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini rilancia la sua ricetta “lavoro e sviluppo”, intervenendo alla tre giorni degli “Stati generali dell’Export 2021”, organizzato a Marsala da “Italian Export Forum” con l’obiettivo di discutere anche sul ruolo delle infrastrutture per la crescita dell’intero Paese.

E tra i “colli di bottiglia” che il Governo non è riuscito ancora a eliminare, c’è la questione dello Stretto di Messina. Nessun intervento volto a potenziare le flotte marittime o a rendere più “smontabili” i treni da portare, poi, a bordo delle navi, potrà mai sostituire la necessità di realizzare il collegamento stabile, viario e ferroviario, l’unico in grado di assicurare la continuità territoriale e la possibilità che la “vera” Alta velocità sbarchi (prima o poi...) anche in Sicilia. Webuild sta realizzando grandi infrastrutture dovunque e ha in mano il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto: non si riesce a comprendere (o forse lo si comprende troppo bene) perché si siano complicate le cose, quando si sarebbe dovuto, e potuto, compiere una scelta netta: sì o no.

«Il Pnrr è un grande piano che avrà un impatto importante per il Paese – sostiene Pietro Salini –, anche grazie all’impegno del Governo nell’attuazione del programma, laddove sia accompagnato da misure di attuazione e si preveda l’utilizzo di tutte le risorse disponibili, oltre a quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza». Ma, insiste l’ad di Webuild, «servono interventi strutturali più ampi per rendere la ripresa stabile e duratura. Questo vale per tutti i settori che con l’export si trovano ad affrontare la competizione sui mercati globali, come anche per il settore delle costruzioni affetto in Italia da una grave crisi strutturale già prima della pandemia. È necessario intervenire sul sistema delle garanzie e dotare le imprese di finanza affinché possano operare in modo competitivo sul mercato, con i corretti anticipi e un sistema sano che permetta di effettuare nei contratti la revisione dei prezzi, per compensare il forte incremento del costo delle materie prime che si sta registrando sui mercati».

E soprattutto, «serve ripartire dal Sud, area con grandi risorse e grandi talenti, per agganciare la ripresa economica del Paese. Il Sud ha grande necessità di nuove infrastrutture e qui le opere si possono fare bene con imprese locali, in maniera economicamente vantaggiosa e nel rispetto delle regole, creando un futuro per i giovani e fornendo loro una formazione adeguata che li trattenga in questi luoghi, invece di spingerli a spostarsi altrove, rendendo queste regioni sempre più povere di classe dirigente. Come Gruppo insieme a tutta la filiera di piccole e medie imprese che lavorano con noi da anni, ci mettiamo a disposizione del sistema per realizzare in tempi rapidi le altre opere strategiche che restano da avviare al Sud e nel resto dell’Italia. Parliamo di una filiera italiana che si compone di 7.000 fornitori diretti, di cui oltre 1.700 coinvolti nei 15 grandi progetti al Sud, che rappresenta una eccellenza al mondo nel settore delle costruzioni».

Il Ponte sullo Stretto, come Salini va ripetendo ormai da lunghi mesi, «è un'infrastruttura essenziale per rilanciare lo sviluppo del Sud Italia e per il futuro del Paese. Dare occupazione a 118.000 persone e attivare l'economia locale, collegando Sicilia e Calabria. Attirare verso l'Italia il commercio mondiale che gravita nel Mediterraneo. Far diventare il Sud Italia polo logistico dell'Unione Europea.

Far crescere il know how delle aziende italiane coinvolte. Attivare tutta la filiera locale. Il progetto del Ponte sullo Stretto da solo vale 2,9 miliardi di euro, valore che sale a 7,1 miliardi a costi aggiornati considerando il progetto complessivo con tutte le opere connesse nelle aree interessate, con la metro di Messina, opere di sistemazione idrogeologica per le montagne circostanti, strade di accesso, strutture per far passare treno e macchine. È un Ponte che unisce l'Italia all'Europa».

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