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Ponte sullo Stretto, ora Draghi deve solo trovare le risorse

L’importanza del voto di mercoledì in Parlamento e dell’impegno del Governo a realizzare il collegamento stabile nello Stretto

Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina

C’è una scelta politica e c’è un livello tecnico di decisioni e di atti da portare avanti. La scelta politica è quella che si è materializzata mercoledì a Roma, con l’inequivocabile voto della stragrande maggioranza dei deputati della Camera che hanno dato un segnale preciso al Governo: il collegamento stabile nello Stretto va realizzato nel più breve tempo possibile e l’esecutivo Draghi deve reperire le risorse necessarie.

La decisione tecnica discende dalla scelta politica ed è evidente che se il Governo non vuole imboccare strade ormai scartate, intestardendosi con ulteriori studi di fattibilità per ipotesi che comporterebbero solo aumento di costi e slittamento di tempi “sine die”, il percorso più logico e naturale è quello di riavviare le procedure, ripartendo dalla progettazione definitiva (che va sicuramente aggiornata) aggiudicata al General Contractor, l’ex Eurolink. Oggi le imprese di quel Consorzio si ritrovane tutte (Impregilo e Salini) nel grande colosso italiano delle Costruzioni, Webuild, che nel frattempo sta facendo incetta di appalti miliardari legati anche all’Alta velocità e alle nuove tratte ferroviarie in alcune regioni del Sud e in Sicilia. Webuild, da mesi ormai, va sostenendo di essere pronta a rivedere il progetto e ad avviare i cantieri in poco tempo.

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