Gli ispettori della Banca d'Italia hanno spulciato per settimane le carte, facendo emergere «anomalie di gestione» dalle operazioni della Banca di Credito Peloritano. Le considerazioni finali degli investigatori hanno convinto Bankitalia a proporre alla Regione la misura draconiana dello «scioglimento degli Organi con funzioni di amministrazione e controllo» dell'istituto di credito, radicato in provincia di Messina con tre filiali: la sede centrale nel capoluogo, una a Barcellona e la terza a Capo d'Orlando. All'Assessorato regionale all'Economia è toccato il compito di avallare la soluzione traumatica con un decreto firmato dal vicepresidente del governo regionale, Gaetano Armao.
La banca messinese è stata sottoposta all'amministrazione straordinaria, extrema ratio che comporta la sostituzione dei vertici sulla base del Testo Unico Bancario. La mossa di Bankitalia riflette anche l'esigenza di staccare la spina alla gestione dell'istituto messinese, affidando le redini agli «Organi straordinari». In questa direzione il 16 aprile sono stati nominati commissari il dottor Gandolfo Spagnuolo e l'avvocato Giovanni Giurdanella, affiancati dal Comitato di sorveglianza composto dal dottor Andrea Dara, dal dottor Giuseppe Glorioso e dall'avvocato Francesca Romana De Vita. E se da una parte affiorano i nei gestionali, dall'altra non ci dovrebbero essere contraccolpi per i clienti che - secondo l'istituto di credito messinese - «possono continuare a operare presso gli sportelli con la consueta fiducia»: «La Banca di credito peloritano presenta un capitale ampiamente superiore ai requisiti minimi regolamentari e prosegue regolarmente la propria attività».
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