Stasera debutta al Teatro Vittorio Emanuele lo spettacolo “Le Intellettuali” di Molière, in scena fino a domenica. La commedia, diretta da Giovanni Anfuso e prodotta da E.a.r. Teatro di Messina e T.d.c. Teatro della Città, apre anche la stagione di Prosa. Si profila uno spettacolo interessante sia per l’eccezionalità della messa in scena che per gli interpreti. Nei ruoli principali Giuseppe Pambieri, Giorgio Lupano e Micol Pambieri, che abbiamo intervistato. Autorevole la presenza del maestro Pambieri, un’icona del teatro italiano che nella lunga e intensa carriera ha interpretato testi dei maggiori autori classici e contemporanei ed è stato diretto dai più grandi registi italiani.
Pambieri recita spesso a fianco della figlia Micol, che ha lavorato nel teatro greco e romano, su Goldoni, Pirandello, Strinberg e altri. Importante presenza anche quella Giorgio Lupano, attore versatile, noto dal grande pubblico per le sue partecipazioni, oltre che al Cinema, in serie televisive (come nel Paradiso delle signore di Rai Uno). Ma l’attore piemontese nasce artisticamente come attore di teatro. A Giuseppe Pambieri chiediamo:
Qual è stato il suo approccio con Le intellettuali di Molìere?
«Si tratta di un testo particolare, poco visto rispetto al Tartufo o a Malato immaginario, forse anche perché manca un vero e proprio protagonista. Qui il regista però ha fatto un lavoro molto interessante sul mio personaggio che è diventato praticamente un protagonista e ha ben lavorato anche sul ruolo di mia moglie, interpretata da mia figlia Micol. Il mio personaggio è un succube della moglie, un debole che cerca riscatto. Con Anfuso ho anche fatto Una Classe di ferro e Una storia semplice di Sciascia in scena l’anno scorso allo Stabile di Catania. E sono molto contento di lavorare qui con Giorgio Lupano che stimo molto».
A proposito qual è il suo rapporto con la Sicilia?
«Un rapporto familiare perché mio nonno materno era di Ravanusa in provincia di Agrigento da cui partì per Milano nei primi anni del 900. Ma a parte questo, io in Sicilia lavoro moltissimo come nelle rappresentazioni classiche a Segesta e Siracusa. Amo tutto il teatro da quello classico a quello contemporaneo, sono eclettico non voglio chiudermi negli stessi ruoli e generi».
Quali sono i suoi programmi?
«Riprenderemo La signora omicidi che è un noir comico inglese, tratto da un film degli anni ’50, poi negli anni 2000 ripreso dal remake dei fratelli Cohen con Tom Hanks, che ha avuto notevole successo, per cui lo riproporremo nei primi mesi del prossimo anno. Poi farò un Adelchi in lettura, al Teatro Arcobaleno, dove sono Desiderio; operazione che mi ha molto incuriosito».
Giorgio Lupano, lei nasce artisticamente come attore di teatro, con una solida formazione alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi, come vive il ritorno, assai frequente, sul palcoscenico?
«Come uno che non se n’è mai andato, torno sempre in palcoscenico come se tornassi a casa. Un amore antico il mio, fin da bambino invece di farmi portare alle partite di calcio chiedevo a miei, che acconsentivano con favore, di portarmi in teatro dove tutto mi incuriosiva e mi incuriosisce ancora».
Lei è stato diretto da registi siciliani come Roberto Andò in Il manoscritto del Principe, Sotto falso nome, Anniversario di Arold Pinter, oggi recita con un altro regista siciliano in questa commedia di Molìere...
«Ho lavorato benissimo con Andò grazie al quale sono stato a Palermo a recitare, quando sono arrivato in quella città così diversa dalla mia, da Torino, ho sentito una grande affinità. Gli opposti si attraggono. Ma amo tutta la Sicilia anche Catania e Messina. L’opera in cui mi ha coinvolto il regista è interessante e poco rappresentata in Italia, non vediamo l’ora di debuttare venerdì per poi essere in altre città siciliane».
Micol Pambieri, con quale approccio in generale si è avvicinata a Le intellettuali?
«Di Moliere avevamo già fatto La scuola delle mogli, ma questo è un testo strano, sembra che manchi di qualcosa ma in realtà c’è tutto ed è anche attuale sul tema delle intellettuali. Oggi gli intellettuali non esistono, quelli veri del passato creavano pensiero, movimenti, manifesti, lasciavano il segno, oggi ripetono pallidamente e replicano ciò che altri hanno fatto. C’è una frase nello spettacolo che dice che il potere vuole mantenere l’ignoranza, parole, stranamente pronunziate da un personaggio che è uno pseudo intellettuale, ma profondamente vere».
Cosa significa per lei recitare con suo padre?
«È bellissimo! Con lui ho interpretato tanti ruoli: la moglie, l’amante, la figlia come in Edipo a Colono di Sofocle. Ci consociamo perfettamente e cogliamo anche le più piccole sfumature di espressione, di voce. Con lui ha spesso recitato con mamma che ha deciso di ritirarsi dalle scene, spero di potere condividere il palcoscenico con mio padre il più tempo possibile!».
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