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“Ci vediamo da Riz”, il Maestro Ortolani ricordato in un biopic del messinese Marco Dentici

Grande compositore di colonne sonore, primo musicista italiano a ottenere la nomination all’Oscar, Riz Ortolani viene ricordato da uno dei più stretti collaboratori di Marco Bellocchio, lo scenografo di Galati Marina (Messina) Marco Dentici, che nel 2010 ha vinto David di Donatello e Nastro d’Argento per il film “Vincere” dello stesso regista. A tredici anni da “Caldo grigio, caldo nero”, sull’alluvione di Giampilieri, Dentici torna alla regia con “Ci vediamo da Riz”, di cui il 19 luglio scorso al Taormina Film Festival è stato presentato in prima mondiale il teaser trailer.

Un docufilm atipico che rappresenta un viaggio fisico e mentale nella vita del Maestro, a partire dalla formazione presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro, sua città natale, fino agli alti traguardi della maturità artistica, tra cui la nomination alla prestigiosa statuetta per “More”, brano cult inciso dalla moglie Katyna Ranieri per “Mondo cane” e interpretato successivamente da Frank Sinatra e altri artisti. Un itinerario lungo più di ottant’anni tra concerti, sale d’incisione, studi televisivi, direzioni d’orchestre, sul podio dei più prestigiosi teatri del mondo.

Il film rielabora le forme, i colori e le temperature della musica composta da Ortolani per oltre trecento film italiani e internazionali, tra cui ”Il Sorpasso” di Dino Risi, “Fratello Sole, Sorella Luna” di Franco Zeffirelli e gli oltre trenta film di Pupi Avati. «Ho deciso di fare il film perché Ortolani è un personaggio legato a opere di grandissimo valore. Era molto famoso negli Stati Uniti e all’estero, perché la moglie era una vera star in quei paesi. Riz è fra quei personaggi su cui è calato l’oblio e ho sentito il dovere di ricordarne la figura e lo spessore». Un’opera composita, quella di Dentici, lontana dalla conformità di genere, in cui convivono numerosi inserti di film noti e meno noti, campiture cromatiche in animazione, scene di fiction e numerose testimonianze di celebri personaggi, come Andrea Bocelli, Placido Domingo, Pupi Avati e Renzo Arbore. La fusione di tutti questi elementi conduce la narrazione a sbalzi temporali in una forma solo apparentemente disallineata, che invece modella la cronologia dei fatti nella forma e nei tempi non necessariamente ordinari.

«È più un film biopic che documentario, e prende le distanze dalla struttura tipica di questo tipo di narrazione audiovisiva, basata solo su documenti. Si compone di vari elementi, tra cui episodi raccontati da lui in prima persona; il titolo, infatti, non è casuale perché si parla del maestro al presente come se fosse ancora tra noi». Obiettivo del film è ridare smalto a un artista indiscusso e avvicinarlo sempre di più alle nuove generazioni. «Attraverso le testimonianze raccolte ho appreso tante notizie sull’importanza di Ortolani a livello musicale tra i compositori americani dell’epoca come Henry Mancini, che lui frequentava, perché faceva parte del clima delle grandi band jazziste dell’epoca. Lui ha amato tanto quel genere e la colonna sonora de “Il sorpasso”, come il film, è diventata un punto di riferimento mondiale perché allora era una delle prime colonne sonore jazz al cinema. Tutte peculiarità che è giusto far conoscere». L’uscita del film nelle sale è prevista nel 2025.

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