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Messina, in rovina l’Eremo di San Nicola. Dove Sant’Eustochia fu battezzata e ricevette la prima vocazione

Nascosto tra la vegetazione e i rifiuti, un monastero di epoca medievale nella zona di Poggio Paradiso

Percorrendo la via del Fante, nella parte bassa di villaggio Annunziata, nascosto tra la vegetazione rigogliosa ed i rifiuti, si raggiunge l'Eremo di San Nicola. Un monastero di epoca medievale situato precisamente nella zona di Poggio Paradiso. Basterebbe solo questo a testimoniarne l'importanza. Si scopre, però, come a questo luogo sepolto da rovi e rovine, sia legato anche l'inizio della vita religiosa di sant’Eustochia Smeralda Calafato e, pertanto, meriterebbe un trattamento diverso.
In pochi sanno che nella chiesetta di San Nicola (conosciuta anche come chiesa di S. Niccolò), la clarissa messinese di cui sabato ricorrerà il 539° anniversario della morte (20 gennaio 1485) che la colse a soli cinquant’anni, ricevette il sacramento del battesimo e sempre qui, nell'estate del 1447, ebbe la prima chiamata divina. Due motivi validi per rendere questo sito, sconosciuto a tanti finalmente di interesse pubblico, inserendolo nell'itinerario culturale dedicato alla memoria della santa messinese che abitò al villaggio Annunziata, nella casa natale di Salita Caprera, meta di visitatori e pellegrini.
Non gode della stessa visibilità, l'Eremo di S. Nicola, di proprietà privata, purtroppo offre di sé una immagine vergognosa. Inghiottito da erbacce e sterpaglie porta i segni di un lungo abbandono e della distruzione. Nel cortile della piccola chiesa si nota una catasta di tavole di legno. Alcuni sono i resti dell'antico confessionale fatto a pezzi. Ci sono infissi, mattoni, latte arrugginite a deturpare uno spazio religioso che suggellò la cristianità di una santa.
“In quella chiesetta di San Nicolò del villaggio Annunziata - si legge in un antico documento - dove fu battezzata, lo Spirito Santo chiama Smeralda, poi Eustochia, all'osservanza della povertà. Aveva tredici anni quando iniziò a pensare alla clausura”.

Il noto storico messinese, Nino Principato, dopo avere reso nota l'importanza di questo luogo tristemente lasciato nell'incuria, tre mesi fa, ha scritto una lettera al sindaco Federico Basile affinché il Comune acquisti il bene, lo restauri per renderlo fruibile. L'architetto Principato ne descrive il prestigio artistico rilevando il particolare della facciata che conserva un portale settecentesco coronato da uno stemma asburgico. All'interno della chiesa, nella sacrestia, si nota una targa in marmo con una iscrizione che ammonisce le donne a fare ingresso nell'Eremo per evitare la scomunica.
«Non è una proposta da escludere, anzi - afferma Enzo Caruso, assessore alla Cultura - c'è già la volontà di creare un percorso tra i luoghi che si legano alla figura di Sant'Eustochia. In questo caso, trattandosi di un bene privato, la prima cosa da verificare è la disponibilità dei proprietari a vendere o cedere l'immobile così come per il Palazzo Formento. In questo momento abbiamo presentato la richiesta di finanziamento per diversi siti tra i quali il Cenobio e la Galleria monumentale al Gran Camposanto, il Monastero di S. Filippo il Grande, il Castellaccio (Città Metropolitana) , la costruzione della Casa-museo di Antonello, il restauro di Forte Schiaffino, il rifacimento del teatro all'aperto di Forte Ogliastri».

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