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Case Cicala, quel vicolo può diventare la piccola Montmartre di Messina

Dopo l’iniziativa di dicembre “InstradArt”

Una Montmartre peloritana, risparmiata dalla furia distruttiva del terremoto del 1908, parla ancora oggi di bellezza, quella dell’arte in una Messina politicamente e culturalmente vivace. Si tratta del vicolo Cicala, il lembo di strada tra via Garibaldi e via Placida, che fra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta ha rappresentato la via peloritana degli artisti. Riportato all’attenzione il 23 dicembre scorso con l’evento “InstradArt” – promosso da alcune giovani associazioni culturali messinesi col sostegno dell’assessorato alle Politiche giovanili – quel vicolo poco conosciuto torna oggi a parlare di cultura, attraverso le tracce di illustri presenze che avevano contribuito al suo splendore. Ad ogni angolo dell’ampio caseggiato, nella cui limitrofa via Legnano soggiornò per un periodo Giovanni Pascoli, creavano la loro arte nomi del calibro di Bruno Samperi, Carlo Giorgianni, Emanuele Caizzone, Mantilla, Franco Palmieri. E, ancora, Jacob (Paolo Giacobbe), Salvatore Mantarro, Umberto Chamberoynt, Antonino Gambadoro ed altri.
E proprio Gambadoro, unico artista rimasto a lavorare nel luogo, dà ampia testimonianza di quel momento magico: «Iniziai la mia esperienza pittorica fra il 1978 e il 1980 e sono stato uno dei primi ad avere un piccolo studiolo dentro Palazzo Cicala. Dopo il mio arrivo si sono aggiunti questi grandi nomi che operavano nel cortile, in case abbandonate adibite a studio. Poi tutto è cambiato e a tutt’oggi sono l’unico rimasto ad operare qui».
Altro testimone d’eccezione l’assessore alla Cultura Enzo Caruso, che si esibì nel vicolo coi Truvatura, gruppo di musica etnica fondato nel 1978, contemporaneamente ai Kunsertu. «Nel vicolo ti trovavi in un quartiere spagnolo simile a quelli di Napoli, con le persone che dialogavano da balcone a balcone e le botteghe occupate da grandi artisti. Oltre ad esibirmi, ci passeggiavo con gli amici in un momento storico dove non ci si aggregava nei bar, ma in spazi che connettevano i giovani alla cultura, perché ospitavano arte». Famoso punto di ritrovo il negozio di cornici del pittore Paolo Piccione, fondato nel 1974 e oggi situato nella limitrofa via Legnano, ove è possibile ammirare foto storiche, vere istantanee di quel momento. Un’attività di famiglia, portata avanti dal figlio Ivan: «C’era un fiorire di personaggi che si avvicendavano, così come era consuetudine ritrovarsi a pranzo nelle bettole, mangiando e bevendo assieme prima di tornare a dipingere. Dal periodo fra il 1985 e il 1990 questi grandi artisti si sono spostati in città e questa caratteristica del vicolo si è un po’ andata perdendo». Un’atmosfera accogliente, di cui gli abitanti non erano testimoni passivi, come afferma la signora Grazia, che vive nel vicolo da 60 anni: «Questi grandi artisti non rappresentavano un disturbo, ma una compagnia quotidiana. Era bello fermarsi e vederli all’opera, così come vedere loro stessi, i loro amici e gli spettatori andare e venire nel vicolo. Sarebbe bellissimo tornare a quei tempi!». Col cugino Lelio Bonaccorso, eccellenza messinese del fumetto, tra i promotori di “Instradart”, Piccione nutre il desiderio e l’ambizione di far rifiorire il Vicolo dal punto di vista artistico e renderlo un polo microimprenditoriale, facendo riaprire le vecchie botteghe e creando un percorso che dalla galleria Zancle Art Project di via Legnano porti al vicolo fino al Mercato Muricello. Un progetto che ha trovato sostegno nell’Amministrazione comunale. «Anche dal punto di vista turistico potrebbe diventare un punto di attrazione– sottolinea Caruso – per conoscere i luoghi pre-terremoto come questo che, se riabitato agli artisti potrebbe, tornerebbe a parlare di identità culturale».

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