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Valentina Motta dallo Stretto di Messina a Verona tra Antonello, poesia e classicità

Valentina Motta

Dallo Stretto a Verona, con Messina sempre nel cuore, tra Antonello, la classicità, la poesia, l’intreccio tra arte e letteratura di ieri e di oggi. È la storia di Valentina Motta, storica dell’arte, docente, poetessa, saggista messinese attiva nella città di Giulietta, sempre più affermata nel campo letterario e della riscoperta della classicità, con riconoscimenti significativi, tra cui il primo premio al premio internazionale “Città di Sarzana” 2022 per la saggistica con la monografia “Narciso, narcisi, narcisismo. Mito, Arte, letteratura”.

Con “Medea illustrata. Dalla tragedia di Euripide alla sindrome di Medea tra Arte, mito e letteratura” si è aggiudicato il premio letterario nazionale ”Equilibri”. Con un altro saggio, “Antigone illustrata”, ha ricevuto la menzione d’onore al prestigioso premio letterario Internazionale “Premio Firenze 2019”, e con “Alcesti illustrata” ha ottenuto il premio speciale della critica in onore di Duccia Camiciotti al premio internazionale “Giglio blu” di Firenze. Riconoscimenti che premiano l’appassionata ricerca nel campo della mitologia e della classicità legata al femminile, con intrecci psicanalitici, letterari e artistici di grande modernità e originalità.

Messina, rimane sempre lo sfondo emotivo: «Lo Stretto, il profilo della Calabria visto da viale della Libertà, il grande terrazzo sul mare, che permetteva un’ampia veduta sull’orizzonte, l’ingresso del palazzo signorile dove risiedevamo, ricordi lontani eppure assai nitidi», rileva la Motta, rievocando quei “luoghi speciali” dell’infanzia, il profumo dei panini al burro, gli arancini dei traghetti, «i vivi colori della frutta delle granite», l’amore per il mare, la Madonnina del porto. E poi il grande Antonello da Messina, riscoperto alla mostra romana del 2006, che non manca mai nel ciclo delle sue lezioni scolastiche: «Antonello da Messina resta uno degli artisti che tratto più volentieri a lezione, e non mi stupisce riscontrare anche nei miei studenti un analogo amore nei confronti di un pittore che, a mio avviso, non ha nulla da invidiare a un Raffaello o a un Leonardo da Vinci. La dolcezza e l’umanità di Maria nel “L’Annunziata” non hanno eguali nella storia dell’arte», osserva la storica dell’arte, che auspica una maggiore diffusione della conoscenza del sommo artista messinese e dei suoi dipinti “complessi e misteriosi”, oltre che “ricercati e eleganti”, anche oltre lo Stretto.

Uno dei suoi desideri maggiori è quello di poter valorizzare la figura di suo nonno, che i messinesi conoscono di fama, il grande organista del Duomo di Messina Alessandro Gasparini, scomparso nel 1983, fondatore dell’Accademia Musicale di S. Cecilia e della Corale “Perosiana”, figura di riferimento per il mondo musicale peloritano del secondo dopoguerra.

Laureatasi in Storia dell’arte alla Sapienza” di Roma e in Filologia greca presso l’Università di Verona, Valentina Motta ha conseguito il dottorato di ricerca alla Sapienza in Strumenti e metodi per la storia dell’arte, specializzandosi in settori quali la tutela e la valorizzazione in senso turistico del patrimonio storico-artistico italiano. Ha curato la mostra “Muses, Metamorphossis and Medea” dell’artista americano Marie Hines Cowan allestita alla New Rochelle Art Gallery di New York. Da anni prosegue l’impegno anche in campo sociale, con particolare attenzione alle tematiche legate alla lotta contro la violenza sulle donne. Impegnata in campo divulgativo e saggistico, collabora con la rivista culturale “Verbum Press” diretta da Roberto Sciarrone e ha scritto saggi sul cibo nelle arti visive, sull’arte medica, sul cinema, sul mito di Michelangelo. Vanta collaborazioni con Rai Utile e con il Polo Museale di Roma.

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