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Intercettazioni, Pinelli (CSM): fondamentali, ma va trovato equilibrio tra reputazione e cronaca

Le intercettazioni sono “fondamentali per perseguire i reati, e anche quello è un diritto del cittadino, e cioè che lo Stato persegua i reati. Ma va trovato un equilibrio”.

Ad intervenire sul tema, uno dei più controversi nel dibattito legato alla riforma sulla giustizia varata dal Governo Meloni, è il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli, che oggi a Taormina è stato protagonista di un intenso dialogo sul tema “I nuovi diritti tra libertà e autorità” nell’ambito del festival letterario Taobuk. La kermesse già ieri era stata al centro dell’attenzione per la presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che aveva difeso la riforma toccandone i contenuti punto per punto e replicando alle “sortite” dell’Anm, con la quale peraltro aveva comunque auspicato un dialogo.

Il tema è emerso anche durante l’incontro di oggi, con gli spunti lanciati dalla giornalista Elvira Terranova che nella conduzione dell’incontro hanno dato modo al vicepresidente Pinelli di esprimere alcune enunciazioni di principio, nell’ambito della più ampia cornice dell’incontro legato appunto al “rapporto tra l’autorità intesa come l’insieme dei pubblici poteri” e le libertà individuali, tema dell’evento culturale in programma fino a domani a Taormina.

E tra esse, Pinelli ha senza dubbio ricompreso anche il diritto di cronaca e la libertà di informazione, diritto costituzionalmente garantito ma da contemperare con tutti gli altri diritti che l’ordinamento riconosce alla persona, quindi l’identità, la dignità e in particolare la riservatezza, la reputazione: aspetti sui quali l’avvocato lucchese, eletto nello scorso gennaio al vertice dell’organo di autogoverno della magistratura, ha particolarmente insistito, delineando lo scenario che riguarda sia il momento in cui l’intercettazione è disposta dall’autorità giudiziaria sia quello in cui viene diffusa attraverso gli organi d’informazione.

La “lancetta” tra autorità e libertà. E giornalismo responsabile

“L’intercettazione  – ha chiarito – per sua caratteristica ha la forza d’intervenire su una persona. E’ compito del legislatore essere molto dettagliato e compito della giurisprudenza rispettare i dettami normativi. Certo trovare il punto di equilibrio è difficile”.  Pinelli ha accennato all’uso dei trojan, i software che in sostanza prendono il controllo del dispositivo su cui si innestano, una modalità “molto invasiva, da modulare alla gravità dei reati”. “C’è una lancetta tra autorità e libertà – ha evidenziato - , e va trovato un equilibrio anche per il diritto di cronaca e la libertà di espressione, fondamentali ma nel rispetto delle persone coinvolte, e della loro reputazione, che è uno dei grandi fronti del diritto emergenti dalla contemporaneità. La reputazione oggi assume una particolare rilevanza ed è anch’essa una forma di libertà: chi è leso nella sua reputazione non è più libero. E’ un bene di ciascuno di noi che deve trovare le sue tutele, tenendo conto che il codice penale nasce da un’epoca in cui la diffusione delle notizie era molto più lenta. Oggi la persona lesa nella reputazione in ambiente digitale subisce un grave danno. Occorre un gesto di responsabilità di tutti, una riflessione aperta, comune tenendo conto di un principio, come quello di continenza nella cronaca,  ribadito dalla Corte di Cassazione”, ha concluso, richiamando anche l’informazione professionale ad una “narrazione rivolta al bene, all’impegno”.

Il ddl non è stato ancora depositato

Sempre in riferimento al disegno di legge e al dialogo al quale anche il ministro ha fatto riferimento, Pinelli  ha puntualizzato che ancora formalmente nessun dialogo esiste sul provvedimento: “Il ddl non è stato ancora depositato, quindi non è giunto alla Presidenza della Repubblica e alle Camere. Non possiamo parlare di qualcosa che ancora non è norma, quindi interlocuzione sul punto non c’è stata. Posso dire invece che le interlocuzioni sono assolutamente esistenti, continue e virtuose su alcune tematiche di confine tra Csm e Ministero, ad esempio l’informatizzazione del sistema giustizia, i giudici onorari, gli organici”.

  La magistratura, soggetta solo alla legge

Un altro importante riferimento, anche questo enunciato nei principi ma certamente leggibile anche nell’ambito dell’acceso scontro contingente tra una parte della magistratura e il ministero, ha riguardato l’indipendenza dei giudici, richiamata recentemente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che del CSM è il presidente, durante l’incontro al Quirinale con i magistrati ordinari in tirocinio. “Il CSM – ha affermato Pinelli – deve garantire l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati: un paese in cui l’indipendenza è minata è un Paese a rischio. E credo che l’autonomia sia salva. Il nostro Paese ha magistrati eccellenti, molti dei quali hanno pagato con la vita per il loro lavoro. Autonomia e indipendenza non significa che i giudici non siano sottoposti alla legge, ma che non sono sottoposti ad altri poteri dello Stato, restando sempre vincolati alla legge. Quindi, legittima è l’interpretazione della norma, ma sempre all’interno del dettato normativo: il cittadino non può aspettarsi una giustizia diversa da Roma a  Milano. La legge è il faro, non l’ideologia, anche se il magistrato è una persona. Ma deve essere un giudice terzo, non proteso all’ideologia”.

Il bilancio dei primi sei mesi

Pinelli ha tracciato un bilancio dei primi sei mesi di attività di una consiliatura che arrivava dopo un’altra “difficile”, ringraziando tutti i componenti dell’organismo,  per il quale era presente anche la consigliera Rosanna Natoli, avvocata paternese: “Abbiamo dato un impulso straordinario, recuperando molti arretrati e dando una tempistica per le nomine dei vertici. Che, però, non possono essere decise con un tratto di penna”, ha chiosato, ricostruendo il complesso iter che  conduce alle nomine nei distretti giudiziari, molti dei quali ancora scoperti, come ad esempio Agrigento. Riguardo agli organici, è emerso anche l’allarme sull’alto numero di candidati ritiratisi all’ultimo concorso in magistratura: “L’accesso alla professione è difficile – ha ammesso Pinelli - ed è condivisibile che ci siano risultati di questo tipo, se non c’è un’adeguata preparazione.  So che è un tema su cui ragionare unitamente alle Università per le rispettive competenze, per capire come dare un contributo formativo perché i numeri cambino”.

La credibilità della magistratura  e le “correnti”

Un altro tema delicato sollevato durante il dialogo con Terranova è stato quello legato alla credibilità della magistratura, fortemente scossa dopo il caso Palamara di 4 anni addietro.

“Siamo sulla buona strada – ha osservato il vicepresidente - La magistratura ha saputo fare autocritica e penso che come Csm abbiamo responsabilità e dobbiamo dare un contributo al recupero della credibilità della magistratura. Essendo portatori di visione sul sistema giustizia, recuperando la funzione propria costituzionale dell’organo di amministrazione della giurisdizione: più noi ci occupiamo di far funzionare la macchina del sistema giustizia e più i cittadini riceveranno giustizia e riconosceranno credibilità all’intera magistratura”.  “ La vicenda Palamara – ha proseguito – è stata una degenerazione del correntismo, ma le correnti o i gruppi, senza marchio negativo, hanno il loro valore ideale: l’idea del magistrato nella società risponde anche a sensibilità diverse, questo è un approccio legittimo. La  visione che i vari gruppi rappresentano in modo diverso è un modo non solo accettabile, ma sano. E’ una possibilità di discussione e dobbiamo far sì che non degeneri, anche nei membri laici. Ogni consigliere, laico o togato,  porta proprie visioni ideali nel consiglio: se siamo capaci di tenere la diversità lontano da degenerazioni sarà solo un elemento virtuoso”.

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