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Il Teatro di Taormina magico “palinsesto” di segni e memorie

In programma da giugno ad ottobre, intitolata «Palinsesti, il Teatro antico dalla storia al mito», la mostra intende raccontare questa straordinaria stratificazione materiale e simbolica accumulatasi sui muri e sugli scenari di questo edificio

Il Teatro Antico di Taormina

Dalla riscoperta moderna, culminata nell’epoca del Grand Tour, alla memoria medievale dell’antico, e ancora dai grandi spettacoli di massa dell’impero romano fino all’architettura paesaggistica d’età ellenistica, le rovine del Teatro Antico di Taormina si possono leggere a ritroso come un enorme «palinsesto»: una stratificazione di epoche, culture, immaginari. Da più di duemila anni il teatro vive accumulando segni su segni: innumerevoli tracce materiali e simboliche di cui il Parco Archeologico Naxos Taormina, in collaborazione con Electa, si appresta a raccontare la storia con una nuova mostra, un progetto ibrido, tra archeologia e contributi multimediali.

In programma da giugno ad ottobre, intitolata «Palinsesti, il Teatro antico dalla storia al mito», la mostra intende raccontare questa straordinaria stratificazione materiale e simbolica accumulatasi sui muri e sugli scenari di questo edificio. Non ultima la scoperta, proprio sulle pareti dello spazio destinato all’allestimento, di scritte che documentano il restauro e l’apertura della versura occidentale ai visitatori, dal 1869 ai nostri giorni: testimonianze che confermano che la (cattiva) abitudine di scrivere sui monumenti è fenomeno tutt’altro che contemporaneo.

Il racconto si apre con le fasi post-antiche della vita dell’edificio, procedendo a ritroso dalle questioni attuali, legate alla fruizione turistica e alla tutela del monumento, straordinariamente testimoniata dall’iscrizione commemorativa degli scavi e restauri del 1748-1749, inquadrata nel suo contesto storico del Grand Tour. Murata assieme ai rinvenimenti di quegli anni, l’iscrizione sembra quasi un’invocazione: «Per quanto sembri che l’antico teatro della città, devastato dai Saraceni, si presenti come un unico grande ammasso di mattoni e di pietre, tuttavia il monumento non ha perduto la sua antica magnificenza...» è scritto in latino e firmato da «cittadini appassionatissimi» che «li mostrano agli eruditi antiquari nell’anno 1749 dal parto della Vergine».

La seconda parte del racconto è dedicata alle fasi imperiali dell’edificio: riporta una selezione di materiale architettonico di diversi marmi dell’Impero che metterà in evidenza la circolazione di materiali, tecniche e saperi nel Mediterraneo romano e il sistema dei grandi apparati della magnificentia publica imperiale. Ci sarà “l’iscrizione di Paternus”, ritenuta smarrita dall’800 ma ritrovata, che fornisce informazioni preziose per gli archeologi per datare la ristrutturazione del teatro in epoca romana. I preziosi marmi d’età imperiale sono stati recuperati fra pezzi in magazzino, restaurati e inseriti nel percorso curato dagli archeologi Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina, Maria Grazia Vanaria e Dario Barbera, con un allestimento dell’architetto Massimo Curzi.

La terza e ultima sezione del percorso è dedicata alle fasi ellenistiche dell’edificio. Alcuni laterizi con bolli d’età ellenistica e i sedili segnaposto permetteranno qui di inquadrare al meglio il fenomeno del riuso antico dei materiali costruttivi.

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