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Messina, sul Piano di riequilibrio l’esito in tempi brevi

Federico Basile davanti alla sede della Corte dei Conti

Qualche settimana fa, esattamente il giorno di San Valentino, quando il sindaco annunciò di aver trasmesso alla Corte dei Conti tutta la documentazione richiesta, lo stesso Federico Basile espresse l’auspicio di veder chiuso definitivamente, entro il 2023, il capitolo relativo al Piano di riequilibrio economico-finanziario. «Messina merita una risposta, qualunque essa sia», disse in quell’occasione il primo cittadino.

Il dossier alla Corte

Ebbene, da notizie provenienti da Palermo, quella risposta dovrebbe arrivare in tempi relativamente brevi, sicuramente prima dell’estate, visto che anche i giudici contabili vogliono fare chiarezza una volta per tutte sulla situazione di Palazzo Zanca, ed è per questo alla fine del 2022 hanno richiesto ulteriori chiarimenti. Che hanno ricevuto, secondo Basile, esaurienti e documentate risposte da parte dell’Amministrazione comunale, tali da autorizzare l’ottimismo e la serenità più volte manifestati in questi mesi da colui che al Piano di riequilibrio ha lavorato sodo per anni, prima come direttore generale, sotto la sindacatura di Cateno De Luca, e poi da sindaco, una volta eletto nell’estate dell’anno scorso. In questi 12 mesi, tra il 2022 e il 2023, si dovrebbero chiudere i giochi.
Gli elementi di fiducia Basile si fa forte di due elementi essenziali, più un terzo di cui ora scriveremo. Il primo: nello scorso mese di novembre la Commissione interministeriale ha dato il via libera al Piano e, anche se l’ultima parola spetta alla Corte dei Conti, quello arrivato da Roma viene interpretato come un segnale rassicuranente sulle condizioni finanziarie del Comune. Il secondo elemento: come ripetuto più volte da Basile, negli anni della Giunta De Luca, si è proceduto a una drastica riduzione della massa debitoria, che sarebbe scesa da 550 milioni di euro a 155 (debiti che possono essere tranquillamente saldati entro il 2033).
“Mal Comuni... mezzo gaudio” E c’è un terzo elemento, che non sappiamo se verrà tenuto o meno nella debita considerazione dalla magistratura contabile. Potremmo definirlo il classico “Mal... Comuni mezzo gaudio”. Ci sono dati inoppugnabili, e sono contenuti nelle Relazioni del ministero degli Interni del 2021 e 2022, che dimostrano come centinaia di altri Comuni in Italia siano messi molto male, sicuramente peggio di Messina. E tutto questo conferma come, ancor prima delle polemiche recentissime sulla legge relativa all’autonomia differenziata, lo storico, e mai colmato, gap tra Sud e Nord trovi compiuto riscontro proprio nell’ennesima classifica delle diseguaglianze: quella delle città in default o in stato di pre-dissesto, la stragrande maggioranza delle quali è situata nel Mezzogiorno.

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