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Il Museo Cassata di Barcellona: uno scrigno di tesori da scoprire

Una raccolta di preziosi beni etnostorici unica nel suo genere. Tutto ebbe inizio con una collezione di cucchiai d'osso. Ora rappresenta un'attrazione nazionale

Una delle sale del Museo etnostorico

Tutto ebbe inizio con una collezione di cucchiai d’osso, di quelli usati un tempo dai pecorai per il pasto durante il pascolo. Poi altri preziosi reperti di svariata fattura sono stati aggiunti, creando il nucleo primigenio del Museo Etnostorico “Cassata”, uno scrigno d’inestimabile bellezza, sospeso al confine del tempo.

Una passione che si tramanda di padre in figlio, e che lo storico e poeta dialettale Nello Cassata trasmise al figlio Franco, procuratore generale della Corte d’Appello di Messina, oggi in pensione. Una vita dedicata all’amore, quella di Nello che, appena conclusa l’Università, allievo dell’ex presidente della Repubblica Giovanni Leone, fu mandato sul fronte albanese dove la sera risollevava il morale dei commilitoni leggendo versi dialettali.

E l’amore per la propria terra, impregnato da una grande religiosità, sarà la costante della sua vita. In due volumi racconterà la storia dettagliata di Barcellona, mentre con la raccolta “Aranciu Amaru”, dedicata alla madre, donerà un ensemble di liriche in vernacolo ricche di quegli antichi sapori d’un tempo. A lui è dedicata un erma nel centro cittadino e lo splendido museo. Qui il tempo appare sospeso nella dimensione arcaica delle nostre radici a cui ci riporta l’antico orologio, sito all’ingresso, e incastonato, con i suoi complicati ingranaggi in mostra, dentro un campanile di vetro.

Ogni reperto, funzionante e vincolato dalla Soprintendenza, mostra la sua bellezza intatta all’interno dell’ottocentesca casa padronale. Qui troviamo 45 botteghe d’arti e mestieri, dove si respirano odori e profumi di un secolo fa. Il fascino inalterato del quotidiano, della presenza umana, è tradita dalle fotografie, dai cartelli alle pareti, dagli attrezzi poggiati distrattamente sul banco. Al piano superiore l’emeroteca permette una straordinaria escursione storica mondiale fino al 1949, con rari documenti sulle vicende storiche locali. Notevole la collezione di testi del 1700 e riviste del 1800, cui si accostano i registri manoscritti delle attività economiche locali.

Va segnalato, inoltre, un raro passaporto, di valore inestimabile, con libretto sanitario datato 1818. Tra i numerosi reperti, oltre 25.000, affascina un triciclo della prima metà del XIX secolo; un clavicembalo scrivano con un unico tasto mobile; la Stasby & Wayne per non vedenti con modulo Braille; il torchio verticale in legno di rovere da tappeto; la lanterna magica dei Fratelli Lumière; la vasca da bagno in rame martellato; una “chanson à dancer”, pianoforte con manovella di fine ottocento; antichi aratri a chiodo e a vomere; fonografi musicali con disco a cera di Edison; il telegrafo senza fili di Marconi; gli strumenti navali come un radiogoniometro in bronzo. E ancora fondine per polvere da sparo garibaldine, attrezzature da campo, fucili con baionetta, alabarde, tricolore con lo stemma dei Savoia e reperti delle guerre mondiali.

La grande emeroteca nella sala ottocentesca
Tra i tanti reperti di grande rilevanza etnostorica, vi è anche la ricchissima emeroteca che trova ampi spazi nella casa ottocentesca. Spicca la sezione dedicata alle prime opere sulla storia di Barcellona, quali: “Raccolta di memorie” di Mariano Cambria De Luca, 1864; una “Monografia” di Antonio Di Benedetto, 1906; i “Conteggi della Tonnara di Salicà” del 1700. La sezione scientifica riserva altrettante chicche come il trattato di medicina di Honoratii Augenii del 1597. Una rara raccolta di stampa locale: L’Eco del Longano, 1865; Corriere della provincia, 1902; La lanterna, 1902; Minos; La verità; Il Corriere del Popolo. Interessante la collezione della Domenica del Corriere.

Tutt’intorno un meraviglioso giardino mediterraneo in cui si stagliano il torchio orizzontale per la spremitura dell’uva, una macchina schiacciasassi, il carro antincendio. Il tutto avvolto da un mistico alone di “passato” in cui la vista si smarrisce tra oggetti desueti e carichi di quella che è stata la storia dei nostri padri. Il Museo, una delle più interessanti e complete realtà antropologiche in Italia, è un prezioso scrigno di memoria per guardare alla nostra identità come un valore da recuperare e tutelare.

 

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