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Stefano Fresi, una doppietta entusiasmante ai Nastri d'argento a Taormina

Stefano Fresi

Doppietta per Stefano Fresi, che vince il Nastro d'argento come miglior attore di commedia dell'anno e il Premio Nino Manfredi per “C'è tempo” (di Walter Veltroni), “L'uomo che comprò la luna” (di Paolo Zucca) e “Ma cosa ci dice il cervello” (di Riccardo Milani), al fianco della miglior attrice della categoria Paola Cortellesi. I due riconoscimenti chiudono in bellezza un anno importante per l'attore romano, apprezzato anche nel film natalizio “La Befana vien di notte” di Michele Soavi, sempre con la Cortellesi, e nella fiction Rai ”Il nome della rosa”.

“C'è tempo” è il tuo primo film da protagonista. Che esperienza è stata?
«Il film di Walter mi ha regalato questo primo ruolo da protagonista e lo ringrazio per la fiducia che ha avuto e la responsabilità che mi ha affidato. È stato bellissimo girarlo perché ho trovato molto poetica la sceneggiatura, ho ammirato la capacità attoriale del giovane co-protagonista Giovanni Fuoco, e trovo che anche Simona Molinari sia stata una rivelazione. Durante le riprese il clima era molto rilassato, perché si stava facendo qualcosa di bello, con un senso di amore verso la storia, da parte di tutti».

Fondamentali sono stati anche gli altri due film, diretti da Paolo Zucca e Riccardo Milani…
«Io sono per metà sardo e fare un film come quello di Paolo che parla di quella terra e delle sue caratteristiche, descritte dalla penna di chi vi è nato, è stata un'esperienza altrettanto esaltante, anche perché il film è divertente, pieno di surrealismo e poesia. Il successo al botteghino ci ha resi orgogliosi. Per “Ma cosa ci dice il cervello”, posso confermare che Riccardo e Paola sono garanzia di successo e di prodotti di qualità. È stato divertente lavorare ancora una volta con lei: è la nostra terza esperienza insieme, condivisa con amici come Lucia Mascino, Claudia Pandolfi e Vinicio Marchioni. Ricevere un premio che tocca tre storie diverse, riconoscendo il valore di film così diversi, mi onora davvero».

Dopo aver interpretato Tino Buazzelli nella fiction “In arte Nino”, ricevi il premio dedicato a Manfredi. Cosa ha rappresentato per te questo grande attore nel cinema italiano?
«Manfredi è uno dei motivi per cui ho scelto di fare questo mestiere: l'amore per il suo modo di approcciarsi ai ruoli, allontanandosi tantissimo da se stesso, e mostrando ogni volta personaggi profondamente diversi, nasconde il grande valore dell'uomo dietro al personaggio. Visionare tutta la sua filmografia è una scuola vera, formativa, che vale più di mille accademie».

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