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Arte a Messina, nel segno di Cannistraci c’è il mistero dell’esistenza

Un’arte matura, in cui fa capolino una maggiore consapevolezza dell’esistere, ma anche il mistero che avvolge l’essere nel mondo, nell’incessante dialettica tra coscienza del limite e tendenza al superamento. Queste le suggestioni interne a “Dasein” di Nino Cannistraci, nuovo appuntamento con la sezione “Arti Visive” del Vittorio Emanuele, curata da Giuseppe La Motta nell’ambito del progetto “Opera al Centro”.

Inaugurata il 14 dicembre scorso da La Motta e l’artista, col critico Mosè Previti, la mostra presenta la più recente produzione di Cannistraci, quella in cui la sua arte, dopo un periodo epico e di definizione delle figure, imbocca un’altra direzione. Portando su tela alcuni suoi disegni, l’artista approda infatti ad una ricerca pittorica di maggiore immediatezza, che trasfigura le immagini senza dare loro una precisa definizione, lasciandole padrone di varie sfumature.

«Il suo può essere definito un universo in gestazione, segno di una cifra stilistica di carattere espressionista con una forte propensione verso l’astrazione – ha spiegato Previti –, attuata attraverso un lavoro meticoloso all’insegna della consapevolezza precisa del gesto».

Ed è proprio la gestualità uno dei tratti salienti delle opere esposte, dove la figura si conclude in un tratto di profonda essenzialità per costruire un immaginario cromatico e narrativo comune, all’insegna di una coerenza pittorica resa attraverso l’alternanza di colori caldi e freddi. I personaggi che popolano le opere potrebbero essere coerenti, come da titolo, col concetto filosofico del Dasein di Heidegger: “l’esserci” nel mondo, l’uomo nell’atto di consapevole limitazione e voglia di superamento; ma anche – come ha precisato l’artista – l’esserci in una dimensione universale e misteriosa, come soggetto partecipe di qualcosa che non conosce e può solo vagheggiare. Significativo in tal senso il ritratto dell’uomo col taccuino in mano, intento a disegnare; quasi un autoritratto dell’artista; e poi la figura della donna, madre, musa e divinità, probabile allegoria dell’intuizione, simbolo della ricerca, o forse anche di una donna in particolare. O, ancora, la scimmia, simbolo dell’animo primitivo, infantile, fanciullesco dell’uomo, manifestazione del suo primordiale stato di meraviglia assoluta e di impreparazione verso le cose del mondo.

Non è un caso se Cannistraci, nella sua arte, si serva degli animali per rappresentare concetti ben definiti. Tutta la mostra è quindi un grande èpos di storie dove i personaggi dialogano tra loro, anche nei grandi retabli che mostrano più storie nei singoli quadri. Pur nell’astrazione, le opere di Cannistraci toccano notevoli vette di epicità, restituendo allo spettatore un senso di bellezza e profonda meditazione, che necessita di un’osservazione non superficiale per essere vissuta pienamente.

Prima dell’inaugurazione, la mostra è stata visitata dall’attore Leo Gullotta, al Vittorio Emanuele per le date messinesi di “Pensaci, Giacomino”, che ha riconosciuto nelle opere elementi tipici dell’arte di Chagall. “Dasein” sarà disponibile fino all’8 gennaio presso la sala mostre del teatro tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

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