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Ricomporre i cocci di una frattura così eclatante non è facile. Lo scontro esploso in Forza Italia, sul caso Scurria e sulle vicende del Risanamento a Messina, non è una semplice questione interna, una polemica localistica, ma coinvolge il vertice assoluto della Regione siciliana, il governatore-commissario Renato Schifani, e un’autorevole esponente del Governo Meloni, la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Matilde Siracusano. Nel partito che era di Berlusconi e che oggi è guidato dal ministro Antonio Tajani, già si stanno muovendo importanti “ambasciatori di pace”, per far sedere attorno allo stesso tavolo Schifani e Siracusano, e chiudere la “querelle” nel più breve tempo possibile. Ma ci sono margini per ricomporre il tutto?
Matilde Siracusano, va detto, scritto e ribadito ogni volta, ha avuto un ruolo decisivo nel convincere il Governo prima, e il Parlamento poi, ad adottare una legge speciale per il Risanamento delle baraccopoli di Messina, che sostituisse la vecchia, ormai “spuntata” (e attuata solo in piccola parte), legge regionale 10 del 1990 e che desse linfa nuova agli investimenti di sbaraccamento, ricostruzione, acquisto di alloggi e riqualificazione urbana, ponendo fine anche all’inutile e dannoso conflitto di competenze tra Comune e Iacp. Matilde Siracusano ha avuto il merito storico di aver fatto del Risanamento delle baraccopoli una vicenda nazionale, portando in riva allo Stretto le allora ministre Gelmini e Carfagna (quest’ultima, poi, firmò la legge speciale). Non è stata sola, in questa battaglia, la deputata azzurra, perché un ruolo altrettanto importante lo svolsero l’allora sindaco De Luca e l’allora presidente di Arisme Marcello Scurria che accelerarono i percorsi, fin lì bloccati, del Risanamento, come un treno ad alta velocità, attraverso quelle ordinanze “choc” (che avevano previsto entro la fine del 2018 lo sgombero di tutte le baraccopoli messinesi) e soprattutto attraverso azioni mirate, dal censimento di tutte le situazioni igienico-sanitarie più gravi al reperimento di risorse alternative e aggiuntive ai fondi della legge speciale. La collaborazione tra Siracusano e Scurria è stata una delle chiavi di volta, anche quando i rapporti con De Luca si sono incrinati e l’avvocato si è dimesso da presidente di Arisme, rientrando poi in gioco con la nomina a subcommissario da parte di Schifani.
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