Una mossa poi non tanto a sorpresa che mira a cambiare il corso del processo. L’ha fatta ieri mattina la difesa al secondo atto dell’udienza preliminare a carico del professore 36enne Giulio Chiofalo, che insegnava presso l’Istituto superiore “A. M. Jaci”, arrestato nel 2023 dai carabinieri della Pg della Procura per gli incontri sessuali con alcuni suoi studenti.
Ieri mattina il docente, che ha già optato per il rito abbreviato, è comparso nuovamente davanti al gup Eugenio Fiorentino e il suo legale, l’avvocato Salvatore Silvestro, ha formalizzato la richiesta che venga acquisito agli atti il fascicolo del Tribunale dei minori, per un risvolto inatteso e clamoroso venuta a galla nella vicenda nell’ottobre scorso. Ovvero che la Procura per i minorenni aveva chiuso l’indagine scaturita dalle dichiarazioni rilasciate proprio dal docente subito dopo l’arresto: aveva infatti detto di essere stato vessato con richieste estorsive in più occasioni da alcuni dei ragazzi con cui intratteneva rapporti sessuali. Il gup Fiorentino ha accolto la richiesta e poi ha rinviato tutti al prossimo 25 marzo per una nuova udienza. Nel procedimento si sono già costituiti come parte civile all’udienza scorsa i tre studenti molestati, che sono rappresentati dagli avvocati Massimo Rizzo, Tancredi Traclò e Antonello Scordo.
L’indagine prese il via ad ottobre del 2023, dopo la denuncia della madre di uno studente di 17 anni, che si era accorta di qualcosa di strano nel comportamento del figlio, e soprattutto della sua improvvisa disponibilità economica e dei parecchi regali ricevuti. Dalle indagini condotte dai carabinieri della Pg emerse che sin dal 2022 Chiofalo ebbe rapporti sessuali con il giovane in cambio di denaro e regali.
Furono anche effettuate una serie di acquisizioni, tra telefonini e computer, per cercare di ricostruire la “catena” di rapporti sui social e sui cellulari che legò per un periodo il docente con i ragazzi, con lo scambio di messaggi che precedevano o seguivano gli incontri a sfondo sessuale.
In particolare, il docente inizialmente richiese al ragazzo delle foto e dei video che lo ritraevano e, successivamente, lo indusse a subire atti sessuali, dietro il corrispettivo anche di costosi regali, tra cui due scooter, due telefoni cellulari e una playstation.
Per tre mesi interi i carabinieri della Sezione di Pg e il pm Roberto Conte, e poi anche la Procura dei minori, furono impegnati quasi ogni giorno a sentire diversi alunni. E fu come una ragnatela di molestie e rapporti sessuali che piano piano si allargò a dismisura, fino a ricomprendere altre vittime e altre scuole, dove il professore aveva insegnato prima dello “Jaci”, in particolare al liceo scientifico Archimede. E di adescamenti continui perfino con l’utilizzo da parte del 36enne di un profilo fake di una donna su Instagram, per attirare i ragazzi. Al processo sono appunto tre le vittime delle sue attenzioni, due sono minorenni, e nei capi d’imputazione si parla di «rapporti orali» e «palpeggiamenti».
È chiaro che per la vicenda estorsiva siamo in fase di indagini preliminari e i ragazzi nel prosieguo potrebbero essere completamente scagionati. Già la gip Tiziana Leanza, che aveva siglato l’ordinanza di custodia cautelare per il docente, aveva spiegato nell’atto di non credere molto alle affermazioni del prof. Chiofalo, e di ritenerle solo sue personali ricostruzioni. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia infatti, il prof. Chiofalo aveva tentato una difesa - “alcune foto i ragazzi me le hanno mandate spontaneamente” -, e aveva tentato anche d’insinuare tra gli inquirenti una presunta storia d’estorsione ai suoi danni, alla quale però la gip Tiziana Leanza aveva detto chiaramente di non credere («... vale a smentire l’assunto difensivo per cui il Chiofalo sarebbe stato vittima, suo malgrado, di condotte estorsive da parte del...»).
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