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Messina, neo assunto al Comune ma viene “licenziato”: aveva avuto 19 condanne

Tecnicamente non si chiama licenziamento, ma “decadenza dall’impiego”. Nella sostanza uno dei neo assunti al Comune, fresco di firma del contratto (avvenuta a metà novembre), non è più dipendente di Palazzo Zanca. Il motivo? Rispetto al suo “curriculum” aveva omesso un dettaglio: ben 19 provvedimenti di condanna in procedimenti penali in circa cinque anni, tra l’aprile 2019 e il marzo 2024. Il provvedimento di decadenza dall’impiego è stato firmato martedì scorso dal direttore generale Salvo Puccio e i contenuti hanno dell’incredibile.
L’ormai ex dipendente comunale (di cui sono state omesse, ovviamente, le generalità) aveva presentato domanda per partecipare al concorso per l'assunzione di 79 unità di personale nel profilo Funzionario amministrativo, categoria D1, dichiarando tra l’altro «di aver preso visione di tutti gli articoli del bando di concorso e di accettare incondizionatamente le disposizioni in esso contenute». Il 31 maggio viene pubblicata la graduatoria e il “signor X” risulta in posizione utile per l’assunzione, tant’è che il 15 novembre firma il suo contratto individuale di lavoro a tempo pieno ed indeterminato col Comune. L’agognato posto fisso, la certezza a vita. O quasi.

Firmando il contratto, il nostro uomo dichiara anche di «non aver riportato condanne penali né di avere procedimenti penali in corso che comportano l’interdizione dai pubblici uffici o che possano influire sull’idoneità morale e sull’attitudine ad espletare l’attività di pubblico impiegato».
Ma quando il Comune, qualche giorno dopo, avvia la verifiche dei requisiti relativi alla procedura concorsuale e dunque, in forma massiva, procede al ministero della Giustizia con la verifica di eventuali iscrizioni al casellario giudiziale del personale neoassunto, viene fuori l’amara scoperta: il 25 novembre la Procura di Messina fornisce i certificati richiesti e dal casellario giudiziale del “signor X” di cui sopra viene fuori «l’iscrizione, a suo carico, di ben 19 provvedimenti di condanna intercorsi nell’arco temporale dal 9 aprile 2019 al 4 marzo 2024». Diciannove! Il neo assunto non ci sta e, di fronte all’avvio della procedura di risoluzione del contratto, «non vi era alcun obbligo di dichiarare la presenza di procedimenti penali diversi da quelli previsti dal bando di concorso (...) ovvero le sentenze penali con la pena accessoria della interdizione dai pubblici ufficiali».

Ma secondo il Comune non è così, «l’obbligo dichiarativo delle condanne penali è esteso a tutte le condanne risultanti dal casellario giudiziario, senza la possibilità che tale obbligo possa essere interpretato o filtrato discrezionalmente dal candidato». Peraltro non si tratta esattamente di reati minori: ci sono, si legge nel provvedimento, «condanne divenute irrevocabili per truffa, appropriazione indebita e delitti contro la fede pubblica» e «ulteriori
condanne, anche per ipotesi reiterate nel tempo (...) quali: diffamazione a mezzo della stampa, diffamazione, calunnia, denuncia di sinistro non accaduto, patrocinio infedele, falsa dichiarazione sulla propria identità, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, tentata estorsione, atti persecutori». Abbastanza per «ritenere sussistente il requisito di idoneità morale ed attitudinale ad espletare l’attività di pubblico impiegato». Altro che posto fisso...

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