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Messina, l'addio del dg di Amam diventa un giallo: i consiglieri comunali chiedono gli atti

C’è uno strano alone di mistero attorno alle dimissioni del direttore generale dell’Amam, Pierfrancesco Donato. Strano e inaccettabile, per una serie di motivi: si sta parlando di un ruolo di grande rilevanza – la massima figura amministrativa – di un’azienda pubblica; si sta parlando dell’azienda pubblica che gestisce il servizio idrico, che in questo periodo storico è ancor più centrale che in altri; si sta parlando dell’ennesimo addio avvenuto nelle società partecipate del Comune e nella stessa Amam, dove in poco più di cinque anni, da gennaio 2019, si sono alternati tre direttori generali “effettivi”, altrettanti facenti funzioni, senza contare il “balletto” su un’altra figura chiave, quella del direttore tecnico. Ecco perché non può essere sufficiente lo scarno comunicato diffuso da Amam martedì pomeriggio, nel quale si è parlato genericamente di contestazioni su alcune non precisate questioni (quali?), di un direttore «incalzato più volte» (perché), di «criticità in più settori operativi della società» (ancora, quali?).
Né possono essere sufficienti le parole “strappate” ieri al sindaco Federico Basile, a margine dell’incontro in prefettura: «Non è un fulmine a ciel sereno – ha detto Basile –. Convocherò l’assemblea per comprendere quali saranno i passi successivi, del resto questo è un momento particolare, veniamo da una crisi che non è ancora finita. Mi verrà spiegato quali sono gli elementi che hanno portato a queste dimissioni, che, lo ricordo, sono un atto unilaterale. Noi andiamo avanti nell’interesse della città, non amo le polemiche, vorrò capire le dinamiche. Al di là di certe tematiche poste in essere in modo fuorviante, abbiamo subito una crisi idrica senza precedenti, tenendo la barra dritta con tutti i sistemi messi in campo». Ok, ma le dimissioni? «Faccio il sindaco – ha ripetuto –, non posso che prendere atto di una decisione già presa e convocare l’assemblea. I tempi per un nuovo direttore generale sono quelli delle procedure pubbliche, nelle more ci sarà una reggenza ad interim». Nessuna spiegazione, nessun dettaglio. Risulta difficile credere al fatto che il sindaco non sappia cos’è successo in Amam, anche perché, se davvero non dovesse sapere (per di più a 24 ore dall’accaduto), sarebbe oltremodo grave.
Dall’Amam non filtra nulla, se non che ieri lo stesso Donato si è incontrato con il Cda dell’azienda, presieduto da Loredana Bonasera, e per tutta questa settimana chiuderà alcune pratiche “aperte”. Ma dare risposte chiare e trasparenti, soprattutto in un periodo storico come questo, è un obbligo al quale Comune, Amam e tutti i soggetti coinvolti non possono sottrarsi.
Ieri hanno chiesto ufficialmente lumi alcuni consiglieri comunali. Libero Gioveni (Fratelli d’Italia) e Giuseppe Villari (Lega) da una parte, i tre esponenti del Pd (Felice Calabrò, Antonella Russo e Alessandro Russo) dall’altra, hanno presentato formale richiesta di accesso agli atti, in particolare sulle contestazioni mosse il 27 e il 30 settembe scorso – di cui ha fatto menzione lo stesso Cda di Amam nel suo comunicato – all’ormai ex direttore generale. Ora tocca all’Amministrazione.

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