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Mafia e appalti, lunedì gli interrogatori dei due imprenditori messinesi arrestati

Sono finiti in carcere Francesco Scirocco e Giovanni Bontempo. L’inchiesta della Dda di Milano avrebbe fatto risaltare i legami con il clan dei “Barcellonesi”

Saranno sentiti lunedì, in carcere, Francesco Scirocco e Giovanni Bontempo, i due imprenditori del Messinese, arrestati nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Direzione investigativa anti-mafia di Milano, perché ritenuti contigui al clan dei “Barcellonesi”. Un’indagine che ha portato alla luce gli affari, e i tentativi (non tutti riusciti), di Cosa Nostra di intercettare appalti per importanti opere pubbliche e fondi del Pnrr. Un ruolo chiave, secondo gli investigatori, sarebbe stato svolto da Scirocco, il 59enne originario di Gioiosa Marea, il quale avrebbe agito, sempre secondo l’accusa, come referente per il clan mafioso localizzato nella provincia tirrenica di Messina, ma con rapporti consolidati ormai in tutt’Italia.

Tra gli appalti finiti nell’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Milano, ce ne sono alcuni legati a opere progettate per le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Anche se proprio una di quelle gare, che avevano suscitato l’interesse di Scirocco e Bontempo, riguardante un parcheggio da costruire a Livigno, nell’Alta Valtellina, alla fine è stata vinta da un’altra impresa. In questa fase dell’inchieste, non ci sono stati altri provvedimenti e nessuna misura cautelare per esponenti del clan “I Barcellonesi” e questa è una delle ragioni per le quali gli avvocati difensori dei due imprenditori ritengono che ci siano sufficienti motivi per dimostrare l’estraneità ai fatti per Scirocco e Bontempo. Perché se davvero hanno operato come referenti del clan, dovrebbero essere coinvolti anche i boss della cosca di riferimento.

Al centro dell'inchiesta, sulla quale ha lavorato il Gico (Gruppo investigativo sulla criminalità organizzata) della Guardia di finanza e che è coordinata dal pubblico ministero Silvia Bonardi della Dda milanese, è finita la società “Infrastrutture M&B Srl”, con sede a Milano. Un’azienda, costituita nel 2019, che ha come soci al 24,4 per cento Giovanni Bontempo e al 76,6 per cento la moglie. Gli investigatori ritengono che, di fatto, il vero “nume tutelare” dell’impresa era proprio Francesco Scirocco, già condannato in via definitiva per i suoi rapporti con l’organizzazione criminale, abile a gestire la fase esecutiva di numerosi appalti pubblici. La “M&B” aveva svolto lavori di manutenzione delle strade a Catania, si era aggiudicata qualche altra gara a Palermo e in altre regioni.

Poi, ha partecipato all’appalto per l’affidamento dei lavori connessi ai Giochi invernali del 2026, la realizzazione del parcheggio interrato Mottolino, in località Bendi, nel comune di Livigno (provincia di Sondrio), e delle opere ad esso complementari, con opzione per l’affidamento dei lavori di realizzazione della copertura del fiume Spoi e del locale interrato “sala pompe bacino”, per un importo di oltre 28 milioni di euro. Va ribadito che la gara non è stata aggiudicata all’impresa di Bontempo e della moglie.
Era andata meglio la partecipazione ad un’altra gara, indetta dall’Anas, con la “Infrastrutture M&B” che aveva avuto assegnato un lotto dei lavori pari a un importo di oltre 7 milioni e mezzo di euro. Secondo gli inquirenti, era Scirocco «che si occupava, per la mandante, del reperimento dei fornitori, concordando i relativi preventivi, dell’individuazione di figure professionali quali quella del ‘responsabile del servizio di prevenzione e protezione' del relativo cantiere». Un’altra gara citata nel provvedimento del Gip è quella riguardante la costruzione di un asilo nido nel comune di Diano Marina, in Liguria.

Le varie intercettazioni, ambientali e telefoniche, confermerebbero l’esistenza di questa rete volta a favorire i clan di Cosa Nostra nella realizzazione delle opere pubbliche (come già anticipato ieri, un riferimento anche al futuro Ponte sullo Stretto).

 

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