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Macellazione clandestina sui Nebrodi, il Pg chiede quattro condanne

In appello a Messina verso la conclusione il processo “Gamma Interferon”. L'accusa ha sollecitato tre riduzioni di pena e una conferma, poi dichiarazioni di prescrizione e assoluzioni parziali anche per il reato associativo

Non è rimasto in piedi quasi nulla dal 2016 ad oggi, processualmente parlando, della maxi operazione “Gamma Interferon”, l’indagine più importante che sia stata realizzata sui Nebrodi per contrastare la macellazione clandestina, la tubercolosi bovina, e poi tutto il mondo sommerso che gli girava intorno. Non è rimasto in piedi quasi nulla perché ieri mattina in corte d’appello, a Messina, per il penultimo atto del processo prima della sentenza, ovvero l’intervento dell’accusa, alla fine per i nove imputati coinvolti, alcuni allevatori dei Nebrodi, residuano solo quattro richieste di condanna e tutto il resto ha subito ancora una volta la spallata giudiziaria della prescrizione, così come era già avvenuto in primo grado. Del resto siamo parlando di un’indagine del 2016, c’è voluto troppo tempo per definire due gradi di giudizio. E in primo grado i veterinari coinvolti nell’inchiesta, erano otto, furono tutti assolti. All’epoca complessivamente gli imputati erano 41.
È stato il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo a rappresentare l’accusa in udienza, ha parlato per oltre un’ora di questi fatti clamorosi fornendo poi il dettaglio ai giudici delle sue richieste finali. Eccole: Biagio Salvatore Borgia, prescrizione del reato associativo previa riqualificazione in “semplice”, poi 2 anni e 3 mesi di reclusione e 2.500 euro di multa per il capo d’imputazione 10; Sebastiano Conti Mammamica, assoluzione per il capo d’imputazione 32, poi per il capo 10 la pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione più 1500 euro di multa; Antonino Calcò, assoluzione dal capo 32 con la formula “per non aver commesso il fatto”; Giovanni Girbino, assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”; Tindaro Agostino Ninone, conferma della sentenza di primo grado, che fu nel luglio del 2023 di 2 anni e 6 mesi più 2500 euro di multa; Nicolino Gioitta, esclusione del ruolo di “organizzatore”, dichiarazione di prescrizione, previa riqualificazione del capo 35, assoluzione dai tre capi d’imputazione per abuso d’ufficio, poi per due fatti di ricettazione la pena di 3 anni e 6 mesi più 2500 euro di multa; Salvatore Musarra, per i capi d’imputazione dal 119 al 123 assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, per i restanti capi la conferma della dichiarazione di prescrizione; infine per Carmelo Gioitta e Salvatore Artino Inferno, che avevano appellato la sentenza rinunciando alla dichiarazione di prescrizione per alcuni capi d’imputazione espressa in primo grado, il sostituto pg Lombardo ha chiesto la conferma della prescrizione.

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