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Su riforme e separazione delle carriere anche l’Anm di Messina per lo sciopero

Approvato un documento dopo l’assemblea a Palazzo di giustizia. Hanno partecipato alcuni capi degli uffici e 43 magistrati del Distretto

Anche l’Anm di Messina dice sì allo sciopero delle toghe per protestare contro il pacchetto di riforme proposto in questi mesi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, tra cui la separazione delle carriere. Ora comincia infatti l’iter per la nuova legge costituzionale con cui si vuole attuare una differenziazione del percorso professionale di chi è chiamato a giudicare da quello di chi, come il pm, ha l’incarico di muovere le accuse. Sotto i riflettori c’è anche lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura in due diversi Csm, i cui membri saranno nominati per sorteggio.
Il “no” netto a tutto questo viene da un’assemblea che si è tenuta giovedì scorso, convocata dalla giunta sezionale, che è presieduta dalla sostituta della Dda Francesca Bonanzinga e di cui è segretaria la pm Anita Siliotti.

L’assemblea dell’Anm di Messina - si legge in una nota – convocata in via straordinaria e riunitasi il 6 giugno nell’aula della Corte di assise di Messina, con la partecipazione del presidente f.f. del Tribunale di Messina Massimiliano Micali, del presidente del Tribunale di Barcellona P.G. Giovanni De Marco, del procuratore di Barcellona P.G. Giuseppe Verzera, del procuratore di Patti Angelo Cavallo, e di 43 magistrati degli uffici giudiziari giudicanti e requirenti di tutto il distretto, ha approvato all’unanimità il seguente documento:

«L’assemblea riconosce unanimemente che il disegno di legge costituzionale presentato dal presidente del Consiglio dei ministri e dal ministro della Giustizia in data 29.5.2024 recante “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” rappresenta, in realtà, un surrettizio tentativo di introdurre un assetto gerarchico della Magistratura rispetto al potere politico in palese violazione dei principi costituzionale di autonomia ed indipendenza della Magistratura».
«Si tratta, quindi, non già di una riforma della giustizia, ma di una riforma della magistratura e contro la magistratura, che stravolge l’attuale assetto tra poteri, isolando il giudice e facendo uscire la pubblica accusa dalla cultura della giurisdizione».

«L’assemblea esprime il proprio dissenso rispetto a questa riforma che concretizza un attacco ai fondamenti costituzionali dell’assetto della magistratura e considera, quindi, doveroso rappresentare, in vista del comitato direttivo centrale del 15 giugno prossimo, come proprio lo sciopero ad oltranza sia l’unica risposta possibile».

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