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L'inchiesta sulla droga alle palazzine Iacp di Giostra: Bonanno offrì 2000 euro al fratello per ritrattare

Duemila euro al fratello che stava “cantando” per cercare di farlo ritrattare. Quel bar del viale Giostra come centro di smistamento per la droga. La richiesta del “fumo” tipo “super polline” che andava per la maggiore. Quel macellaio della provincia che comprava la coca e partecipava ai droga-party con le minorenni. Il cantante neo melodico catanese che sniffava la coca a Giostra. Quel locale vicino piazza Duomo dove la Messina-bene tra un cocktail e l’altro si riforniva di cocaina a 100 euro a dose, soprattutto la sera.

Storie di ordinario spaccio al rione Giostra esattamente in perfetto stile Gomorra o Scampia, proprio nulla di diverso, che emergono dalle pieghe dei nuovi verbali, depositati nei giorni scorsi dal sostituto della Dda Francesco Massara al processo per i riti ordinari dell’operazione “Market Place”. Ovvero lo spaccio a getto continuo e h24 nel grande palazzo popolare di via Seminario Estivo, a Giostra, interrotto dalla Polizia nel maggio del 2021. Il frenetico mercato della cocaina e delle altre sostanze, si svolgeva nei pianerottoli dei condomini che erano continuamente frequentati da pusher e tossicodipendenti. Al centro le due “cellule” riconducibili alle famiglie di Angelo Arrigo e Antonio Bonanno, in guerra tra loro per la spartizione del territorio.

Una fitta rete di fornitori, spacciatori, tossicodipendenti che si muovevano intorno alle due palazzine, la “B” e la “C”, dove venivano consegnate le partite di droga anche da mogli e rappresentanti dei capi. A garantire la sicurezza degli affari oltre agli impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi, c’erano anche gli informatori selezionati anche tra i condomini oppure tramite gli stessi clienti, che erano pronti ad avvisare gli spacciatori su eventuali controlli delle forze dell’ordine. La presenza di vedette durante la consegna della “merce” e il passaparola, allontanava il pericolo di occhi indiscreti durante lo svolgimento delle compravendite, che avvenivano a qualunque ora del giorno e della notte.

I nuovi verbali depositati dal pm Massara, che si riferiscono a dichiarazioni rilasciati anche di recente, sono di Gianfranco Bonanno, uno dei fratelli Bonanno, poi di Tommaso Ferro, e infine di Giovanni Bonanno. E forniscono molti altri particolari su come praticamente in tutta la città c’era una frenetica attività di spaccio.

Proprio di Gianfranco Bonanno - ora lo sappiamo -, è la prima rivelazione fatta ai magistrati della Dda e agli investigatori: «Sono in possesso di più registrazioni che provano che mia mamma ha detto il falso in udienza in ordine alla circostanza che mio fratello Antonio mi ha mandato la somma di 2.000 euro per sistemare una casa, di cui non sono a conoscenza. In realtà mio fratello Antonio mi ha mandato i soldi affinché io ritrattassi ciò che avevo dichiarato in precedenza nei suoi confronti».

Tommaso Ferro ci dice invece che «Bonanno Antonio, quando gestiva il bar sul viale Giostra, mi disse che si riforniva di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana da fornitori calabresi; infatti io un giorno avevo un appuntamento con lui e mi disse di passare in un secondo momento in quanto stava aspettando l’arrivo dei fornitori».

Giovanni Bonanno rivela che l’ex giocatrice di basket Debora Mandini «... è molto amica di Cuscinà Francesco, che conosce dagli anni 90, quando ella stava con Galletta Nicola... che io sappia non assume droga ma la smercia... come ho già raccontato la Mandini fece arrivare cocaina a Messina diversi anni fa. Di recente mi chiese di chiedere ai calabresi se avevano fumo del tipo super polline perché aveva un amico che riusciva a smerciare trenta quaranta chili al mese di questo tipo di droga».

Ancora Giovanni Bonanno, mentre guarda foto segnaletiche: «... è il macellaio... che mi disse che acquistava la cocaina da Lo Turco, con il quale mi raccontò che facevano dei droga party. Me lo disse quando fu arrestato e detenuto a Gazzi... so che era benestante e mi aveva raccontato di avere una macelleria. Non mi disse come pagava Lo Turco ma so che in carcere vi furono discussioni perché scoprimmo poi che quest’uomo e l’anziano arrestato con lui facevano dei droga party anche con minorenni. A causa di ciò, vi erano dei detenuti che volevano picchiarlo ma egli si difendeva dicendo che non conosceva l’età delle ragazze a cui cedeva droga».

Ancora Giovanni Bonanno, che parla di un locale in pieno centro, a pizza Duomo: «... queste circostanze le ho apprese sia da Giannetto (Daniele) che da Cuscinà (Giovambattista). Ho ricevuto all’interno del locale stupefacente da Giannetto. Tra i suoi acquirenti che frequentavano il locale vi era tale ..., professore universitario, ..., professoressa universitaria, l’avvocato ..., non quello che fa il consigliere comunale, l’avvocato ..., la mia ex compagna ..., il proprietario del locale ... . La consegna della droga avveniva nel locale, ove Giannetto portava 6/7 grammi di cocaina già confezionata che consegnava o nel bagno o nel retro bottega ... ho assistito alla consegna di droga alle persone che ho indicato, che pagavano 100 euro a dose ... in seguito Giannetto prese una bottega al mercato del Muricello, ove preparava panini nel corso della notte e continuava l’attività di spaccio».

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