È alle battute finali il processo davanti alla giudice monocratica Monica Marino per chiarire l’evolversi del terribile incidente stradale avvenuto il 15 gennaio del 2019 sull’autostrada A18, all’altezza di Itala, che costò la vita all’assistente capo 55enne della Polstrada Angelo Spadaro, originario di S. Teresa di Riva, e ad altre due persone. Fu un disastro agghiacciante di lamiere contorte, sotto una pioggia battente. Nell’ormai lontano novembre del 2020 il gup Eugenio Fiorentino rinviò a giudizio con l’accusa di omicidio stradale e attentato alla sicurezza dei trasporti il camionista che secondo la ricostruzione dell’inchiesta provocò il disastro, non segnalando la perdita di gasolio dal suo Tir. Si tratta del 38enne Giuseppe Marco Papa, originario di Comiso, che quel maledetto giorno era alla guida di una motrice Iveco con rimorchio, e lasciando una scia oleosa lungo il tratto d’autostrada provocò una serie di tamponamenti a catena.
Adesso è imputato al processo che sta per concludersi. E ieri mattina la richiesta di pena dell’accusa è stata della condanna di 4 anni e 6 mesi di reclusione per Papa, che è assistito dagli avvocati Flavio Ragonese e Mario Brancato di Catania, i quali sono intervenuti ieri per le arringhe difensive, ribadendo tra l’altro ancora una volta che la dinamica è stata cristallizzata in una perizia che non chiarisce i fatti fino in fondo.
Parecchie le parti civili nel procedimento, oltre ai familiari delle tre vittime c’è anche la onlus “G. Bongogni”, rappresentata dall’avvocata Maria Puliatti, e ci sono anche gli avvocati Giuseppe Lacagnina, Rosaria Filloramo, Corrado Di Stefano, Annalisa Parenti, Giancarlo Spatafora e Cesare Spadaro. Come responsabile civile è stata citata l’Associazione Generali Italia, rappresentata dagli avvocati Santo Spagnolo e Flavio Ragonese.
Quel giorno di gennaio fu un inferno sull’a A18. Il povero Angelo Spadaro arrivò quasi subito insieme al suo collega Giuseppe Muscolino sulla Bmw di servizio della Polstrada, e dopo il primo impatto aveva iniziato le operazioni di messa in sicurezza dell’area. Ma venne travolto e ucciso da un Tir Scania finito fuori controllo per le chiazze di gasolio sull’asfalto. Muscolino venne travolto invece dall’auto di servizio, e si ferì gravemente precipitando in una scarpata. Fu a lungo ricoverato, il corpo martoriato da fratture e ferite. In quell’inferno di fiamme e lamiere trovarono la morte per la catena di tamponamenti che seguirono anche l’80enne Rosa Biviera, passeggera posteriore su una Fiat Panda travolta da un altro autoarticolato, e il camionista Salvatore Caschetto, che sceso dal suo Tir venne travolto proprio dalla Panda su cui viaggiava la Biviera. Una serie di impatti a catena devastanti. Spadaro, che è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile, quel giorno aveva la febbre addosso ma era andato in pattuglia lo stesso con il suo fido compagno Giuseppe Muscolino. Non sapeva, purtroppo, che sarebbe stato il suo ultimo turno.
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