Sono fissati per il 20 maggio prossimo gli interrogatori di cinque dei nove indagati dell’inchiesta della Procura di Messina sui rapporti tra il Policlinico e il centro clinico di riabilitazione neurologica Nemo Sud, che è sfociata nella giornata di martedì in una serie di sequestri di beni per complessivi 11 milioni di euro e ha coinvolto tra gli altri anche l’assessora regionale alla Salute Giovanna Volo, che per un periodo fu direttrice sanitaria del Policlinico “G. Martino”.
Al centro della vicenda c’è la convenzione tra l’ospedale peloritano e il Nemo Sud, che secondo quanto ha ricostruito l’inchiesta, gestita a suo tempo con i carabinieri dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalla sostituta della Dda Rosanna Casabona, era praticamente “fuorilegge” sin dalla sua sottoscrizione, avvenuta nel 2012, perché la struttura privata mancava di autorizzazione e accreditamento dal punto di vista delle norme sanitarie in vigore in Sicilia in quel determinato momento storico.
Martedì i carabinieri hanno notificato misure siglate dalla gip Claudia Misale a nove indagati con l’ipotesi di reato a vario titolo di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, e una serie di sequestri di beni. Si tratta di Alberto Fontana, ex presidente della Fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina); Giuseppe Laganga Senzio, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese; Mario Giovanni Melazzini, anche lui ex presidente della Fondazione Aurora onlus; Giuseppe Pecoraro, ex commissario straordinario del Policlinico; Paolina Reitano, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, ex direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, ex medico dirigente dell’Unità operativa di Neurologia del Policlinico e direttore del centro clinico Nemo Sud, dell’attuale assessora regionale alla Sanità Giovanna Volo, e infine di Michele Vullo, ex direttore amministrativo del Policlinico.
Il 20 maggio, lunedì prossimo, la gip Misale ha fissato gli interrogatori per Fontana, Laganga Senzio, Melazzini, Vita e Restuccia. Che saranno assistiti dagli avvocati Bonni Candido, Carmelo Scillia, Salvatore Stivala, Arturo Merlo e Carmelo Vinci. Per i primi quattro la gip ha già applicato la misura interdittiva cautelare della durata di un anno del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare impresa in ambito sanitario. Per Restuccia invece si è riservata quando ha emesso la misura cautelare, quindi dovrà decidere se irrogarla o meno dopo averlo sentito. La Procura di Messina retta da Antonio D’Amato a conclusione dell’indagine aveva richiesto alla gip la misura degli arresti domiciliari per Vita e la misura interdittiva per Melazzini, Fontana, Laganga Senzio e Restuccia.
I punti centrali della questione che vengono ripercorsi nell’ordinanza cautelare dalla gip Misale sono essenzialmente due: da un lato c’è la vicenda secondo l’accusa della creazione nel 2012 del centro clinico Nemo Sud come “costola” non autorizzata del Policlinico per gestire i pazienti con gravi patologie neurologiche, che è stata poi sostanzialmente reiterata per quel che riguarda i pagamenti dai vari dirigenti amministrativi che si sono succeduti negli anni al Policlinico; dall’altro c’è la posizione del prof. Vita, direttore del centro clinico, che è accusato di corruzione per atti contrari ai suoi doveri d’ufficio.
Perché questa accusa? Ce lo spiega il capo d’imputazione, che temporalmente è delimitato dalla Procura tra il gennaio del 2019 e il settembre del 2021, ovvero fino a tre mesi dopo la chiusura definitiva di Nemo Sud, che venne decisa nel giugno di quell’anno dall’allora rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea.
Secondo la Procura il prof. Vita «... quale medico in servizio presso la Aou Policlinico di Messina con le funzioni di dirigente della Uoc di Neurologia, per l’asservimento delle sue qualità funzionali e per il compimento di atti contrari al suo ufficio consistenti, tra l’altro, nel promuovere e sostenere il progetto di apertura del centro clinico Nemo Sud (gestito dalla Fondazione Aurora onlus) presso i locali dell’Aou Policlinico di Messina, nonostante detto centro fosse privo di autorizzazione e accreditamento; nel contribuire quale direttore clinico del centro alla erogazione delle prestazioni classificate con il codice 75 (neuro-riabilitazione), nonostante che tale tipologia di prestazioni non fosse stata assegnata all’Aou Policlinico di Messina dalla Rete regionale; nel sottoscrivere gli elenchi delle prestazioni con codice 75 erogate dal centro clinico per ottenere il rimborso della spesa sanitaria da parte della Regione Sicilia; nell’agevolare l’attività del centro Nemo Sud per lo svolgimento di trial clinici e progetti di sperimentazione sanitaria; riceveva da Melazzini Mario Giovanni e Fontana Alberto le utilità consistenti nell’incarico di direttore clinico del centro Nemo Sud, nell’assunzione del figlio Vita Gianluca e della nuora Bucalo Letizia, da cui derivavano i seguenti profitti: euro 20.000 per compensi da lavoro dipendente erogati a Vita Giuseppe nel 2013; euro 440.231 per compensi da lavoro dipendente erogati a Vita Gianluca dal 2013 al 2021; euro 210.651 per compensi da lavoro dipendente erogati a Bucalo Letizia dal 2012 al 2021; per un totale complessivo di euro 670.882».
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