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Messina, Centro Nemo dall'interrogazione alla chiusura: quelle carte sul tavolo della Regione

Il 6 novembre 2015 il Policlinico relaziona sull’attività svolta da Nemo Sud nel 2014 e chiede all’assessorato regionale «apposito riscontro, quale condivisione del progetto e conferma della sua prosecuzione anche per il 2016»

Con l’inchiesta tornano d’attualità circostanze che sembravano dimenticate. Per esempio un rapporto che nel 2019 viene passato sotto la lente d’ingrandimento della Regione. O meglio, di quattro esperti, incaricati il 23 maggio di quell’anno dall’assessorato alla Salute di effettuare «un’attività di verifica documentale concernente l’affidamento da parte del Policlinico di Messina di posti letto per la riabilitazione neurologica al Centro Nemo Sud, realizzato dalla Fondazione Aurora».

Siamo nelle settimane in cui il Centro Nemo finisce al centro di un’interrogazione parlamentare presentata dal Movimento 5 Stelle (primo firmatario, il futuro sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri) e di un esposto presentato in Procura dal prof. Roberto Dattola, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa dello stesso Policlinico. In quelle stesse settimane il rettore dell’ateneo messinese, Salvatore Cuzzocrea, e l’allora direttore generale del Policlinico, Giuseppe Laganga, volano a Roma per chiarire tutto con Sileri, che è anche presidente della commissione Sanità del Senato.

L’assessorato regionale alla Salute, retto da Ruggero Razza, vuol comunque vederci chiaro. Da qui la “verifica documentale” disposta a maggio e conclusa a settembre 2019, quando sul tavolo del dirigente generale dell’epoca, Maria Letizia Di Liberti, arriva una relazione di sei pagine. Una relazione “riservata”, nella quale viene fatta una ricostruzione della nascita di Nemo.

Il 30 agosto 2012 viene approvato il primo accordo convenzionale, di durata quinquennale, tra Policlinico e Nemo, per la realizzazione del centro clinico all’interno dell’ospedale universitario, con 20 posti letto. La convenzione prevede prestazioni assistenziali a favore di pazienti neuromuscolari e regola i rapporti economici: alla Fondazione vanno rimborsi secondo le tariffe previste per la riabilitazione ospedaliera, al Policlinico un corrispettivo annuo per le fornitura di beni e servizi. A dicembre 2013 la convenzione viene rimodulata (i posti letto scendono a 10), dopo la concessione dei nuovi locali del padiglione B («fino al raggiungimento dello scopo sociale» e comunque per un periodo non superiore a 30 anni ) e la rideterminazione delle tariffe da parte della Regione. L’ultima convenzione viene sottoscritta il 22 novembre 2017, sempre con durata quinquennale, nuovamente con 20 posti letto.

Ma uno dei passaggi chiave è precedente. Il 6 novembre 2015 il Policlinico relaziona sull’attività svolta da Nemo Sud nel 2014 e chiede all’assessorato regionale «apposito riscontro, quale condivisione del progetto e conferma della sua prosecuzione anche per il 2016». Il 28 gennaio 2016 quel riscontro arriva, anzi, viene «confermato che il finanziamento del progetto medesimo, la cui convenzione prevedeva un contributo regionale, era stato reso esecutivo a seguito del riconoscimento, a decorrere dall’anno 2013, di un importo annuo di 300 mila euro, già riconosciuto per gli anni 2013, 2014 e 2015 e previsto fino al 2017». E sempre nel 2017 Palermo dà l’avallo anche all’aumento dei posti letto.
Poi la scelta di Ruggero Razza, che sostenne che tutta la vicenda andava «ricondotta» nell’ambito delle regole. Quindi la scelta del rettore di Messina Salvatore Cuzzocrea di mettere la parola fine al Centro Nemo Sud e internalizzare tutto, parlando più volte di «illegittimità» rispetto ai rapporti tra Nemo Sud e Policlinico.

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