«In conclusione, l’ipotesi di una ristrutturazione del sistema di traghettamento ferroviario appare piuttosto complicata». Lo scrivevano, poco meno di tre anni fa, alcuni dei più importanti esperti, autori del “Quaderno 32” di Federmanager Aldai, un documento di 368 pagine dedicato alla questione cruciale dell’attraversamento dello Stretto. Era l’anno in cui si discuteva ancora se scegliere l’opzione zero (cioè non far nulla), se puntare solo sull’attraversamento dinamico (più navi), se realizzare il collegamento stabile ma, a quel punto, se ripartire dal Ponte a campata unica, o da quello a 3 campate, o dal Tunnel sottomarino.
Quel documento – redatto da Giovanni Saccà, Enrico Cantoni, Giorgio Goggi, Giuseppe Colombi, Salvatore Crapanzano, Gennaro Bernardo, Antonio Barbieri, Pietro Balbi – si proponeva come un contributo di idee e di soluzioni tecniche, nell’ottica di «costruire infrastrutture resilienti e sostenibili» e di « eliminare l'insularità della Sicilia collegandola al Continente europeo tramite autostrada e ferrovia creando nuove condizioni di sviluppo economico e sociale», oltre che di «integrare gli insediamenti delle due sponde dello Stretto in un'unica grande Città metropolitana».
Sono numerosi gli spunti che emergono da quello studio, soprattutto in riferimento al tema delle possibili alternative al collegamento stabile. C’è chi dice no al Ponte e propone il potenziamento delle flotte navali, sia quelle del Gruppo Fs sia quelle degli armatori privati. Con più treni e più navi , senza bisogno di costruire un’infrastruttura dell’impatto fortissimo sui territori, si risolverebbe il problema. È così?
Il punto cruciale ruota attorno al traghettamento ferroviario, «anello di congiunzione delle reti ferroviarie della Sicilia e della Calabria, nell’ottica della integrazione sia con il programmato prolungamento verso Sud fino allo Stretto della rete nazionale ad Alta velocità in Calabria che con il potenziamento delle direttrici principali Messina-Catania e Messina-Palermo in Sicilia». Ebbene, gli studiosi evidenziano come realizzare un sistema di traghettamento ferroviario è di gran lunga più complesso rispetto al traghettamento viario.
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