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Taormina, abusi edilizi e consumi fantasma: così parte la caccia alle piscine “nascoste”

Si rischiano sanzioni da 2 mila a 20 mila euro: ecco perché

È caccia alle piscine abusive nella città del Centauro e chi sarà scovato rischierà una sanzione da 2.000 a 20.000 euro. Per scoprire quante ne esistono, il Comune si è affidato a strumenti tecnologici e all’“occhio” di Google Earth e ha già avuto modo di constatare che sul territorio esiste un consistente numero di piscine interrate e seminterrate, ma che dalle visure a campione effettuate all’Agenzia delle Entrate in maggioranza non risultano dichiarate in Catasto con le rispettive rendite.

Così, su input dell’assessore all’Urbanistica, Antonio Lo Monaco, la giunta ha approvato una delibera di indirizzo per avviare un’attività di controllo sia ai fini urbanistici che relativamente al consumo di acqua, visto che il fabbisogno di Taormina nel periodo estivo cresce esponenzialmente, tanto che di recente è stato siglato un accordo con Amam per aumentare a 60 litri al secondo la fornitura dalla condotta Fiumefreddo, una quantità restituita all’azienda messinese da Siciliacque.
Negli ultimi anni in città sono aumentate le richieste per la realizzazione di piscine interrate con annessi servizi e accessori, soprattutto da parte delle attività ricettive, allo scopo di incrementare i livelli dell’ospitalità alberghiera ed extra alberghiera, e secondo l’Amministrazione, che siano a servizio di strutture turistico-ricettive o di casa vacanze, hanno comunque un fine di lucro ed esistono strutture non dichiarate che adesso si punta a scovare.
«Dal punto di vista urbanistico la piscina non appartiene alla categoria urbanistica delle mere pertinenze – evidenzia l’assessore Lo Monaco – poiché sul piano funzionale non è esclusivamente complementare all’uso delle abitazioni e non costituisce una mera attrezzatura per lo svago, alla stessa stregua di un dondolo o di uno scivolo installati in giardino». A sostegno di questa linea vengono citate diverse sentenze di Tar e Consiglio di Stato e dunque essendo la piscina una struttura di tipo edilizio è soggetta all’iscrizione al Catasto, in quanto presenta potenzialità di autonomia funzionale e reddituale. Più che un problema urbanistico, però, l’Amministrazione comunale del sindaco Cateno De Luca manifesta preoccupazione per i consumi di acqua, visto che «l’insieme delle piscine è alimentato dalla rete idrica comunale con acqua potabile e negli anni la città ha sofferto per le criticità riguardante la somministrazione dell’acqua con gravi ripercussioni sull’immagine».
Visti i tempi che corrono, con l’aggravarsi dell’emergenza idrica in Sicilia, il Comune ha quindi ritenuto necessario avviare misure urgenti di sensibilizzazione ed informazione della cittadinanza ad un più razionale utilizzo dell’acqua. Il responsabile dell’Urbanistica dovrà avviare il censimento di tutte le piscine con le caratteristiche volumetriche e la posizione geografica; verificare l’iscrizione al Catasto, la tipologia di allaccio alla rete idrica comunale e se le acque di scarico siano rispondenti alla normativa. Ogni piscina sarà inserita sul sito del Comune e condivisa in rete con Asm e inoltre sarà pubblicato un avviso per invitare i proprietari a regolarizzare la propria posizione con il Comune e gli enti competenti. Un’iniziativa che potrebbe far emergere tante piscine “nascoste”.

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