Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Caso Croce, chiusa l’inchiesta a Messina sulla corruzione elettorale: c’è un altro indagato

C’è un nuovo indagato nell’inchiesta della Procura di Messina sui casi di corruzione elettorale legate ai lavori nel torrente Bisconte-Cataratti che a metà marzo ha fatto finire nei guai l’ex capo dell’Ufficio regionale del dissesto idrogeologico Maurizio Croce e parecchi altri indagati. La novità emerge dall’atto di conclusione delle indagini preliminari che è siglato dai sostituti della Dda Liliana Todaro e Antonio Carchietti, e dal sostituto della Procura Marco Accolla.
Un’indagine della Guardia di Finanza che si è basata sulle rivelazioni dell’imprenditore brontese ed ex sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi, la cui ditta vinse l’appalto per mettere a posto le cose nel torrente Cataratti-Bisconte, ma che secondo l’accusa e le sue dichiarazioni si prodigò per tutta una serie di “favori extra” richiesti proprio da Croce durante la sua campagna elettorale.
Il nuovo indagato è il 50enne agrigentino Giovanni “Enzo” Cucchiara, responsabile della sicurezza e factotum del Verdura Resort di Sciacca del Gruppo Forte. Il suo nome compare ora nel primo capo d’imputazione con l’ipotesi di corruzione. Secondo quanto sostiene la Procura e ha dichiarato Capizzi, durante i lavori a Messina, Croce avrebbe chiesto all’imprenditore etneo di effettuare dei lavori di rifacimento di un tratto di muro crollato a causa delle mareggiate proprio al Verdura Resort di Sciacca, vista la sua amicizia con Cucchiara, per oltre 90mila euro, che vennero “scontati” dall’importo dell’appalto in corso a Messina.
Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari compaiono “in chiaro” anche i nomi di tre autotrasportatori che lavoravano per Capizzi al cantiere di Cataratti-Bisconte, già ricompresi per la verità in un capo d’imputazione dell’ordinanza di custodia cautelare: Si tratta del milazzese 46enne Francesco di Maio, del barcellonese 53enne Giuseppe Francesco Mazzeo, e del milazzese 44enne Giuseppe Vaccarino. La Procura ipotizza a loro carico, in concorso con Capizzi, l’accusa di truffa. Perché? L’ipotesi è singolare: invece di conferire in discarica il materiale di risulta del cantiere di Cataratti-Bisconte, in particolare terre e rocce da scavo, lo trasportavano... nel cantiere del proprietario di una villa a Ganzirri dove stavano effettuando lavori privati, proprietario che ovviamente era all’oscuro di tutto; e nonostante ciò nei formulari “ufficiali” facevano risultare falsamente il conferimento del materiale in discarica.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

Caricamento commenti

Commenta la notizia