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Dall'aggiornamento dei cantieri all'impatto sugli ecosistemi, tutti i dubbi del ministero all'Ambiente sul Ponte sullo Stretto

Le integrazioni richieste dal Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) toccano più punti del progetto definitivo. Un progetto che per il 95% è costituito da elaborati del 2011 e anche per questo, oggi, richiede aggiornamenti, specie per quanto riguarda il Sia (Studio di impatto ambientale), più approfonditi di quello effettuato a settembre. Tra i 239 paragrafi elencati nel documento trasmesso alla “Stretto di Messina” dalla commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, diversi sono gli elementi specifici che riguardano Messina e l’area sicula del progetto. Alcuni sono generali, e quindi interessano entrambe le sponde dello Stretto.

Le cantierizzazioni

Uno di questi, ad esempio, è il tema dei cantieri: la commissione chiede «di aggiornare gli elaborati», in particolare quelli «che riportano la cantierizzazione come presentata nel 2011, ma non aggiornata neanche con le modifiche introdotte con la revisione 2012». Così come vanno aggiornate aggiornare «le stime, alla luce del nuovo studio trasportistico, al 2023 del traffico dei mezzi pesanti di trasporto materiali e dell’aggiornamento della cantierizzazione, considerando le nuove problematiche del ripascimento delle coste, della nuova ubicazione dei siti di deposito e delle diverse provenienze degli inerti per calcestruzzo conseguenti ai nuovi siti di lavorazione degli inerti stessi».
Proprio il capitolo del Piano di utilizzo delle terre e, quindi, dei materiali di scavo, è tra quelli che generano i maggiori punti interrogativi. Due delle integrazioni richieste sono emblematiche. La prima: «Posto che il Proponente (la Stretto di Messina, ndr) rinvia alla fase di progettazione esecutiva tutte le verifiche propedeutiche a valutare l’effettiva disponibilità dei siti, l’idoneità ambientale in termini di verifiche ed analisi sia quantitative che qualitative, la compatibilità degli stessi al ripristino ambientale, la disponibilità effettiva dei siti, si richiede al Proponente di fornire aggiornamenti ed integrazioni sull’effettiva disponibilità dei siti di destino finale individuati e proposti, informazioni sull’idoneità ambientale dei siti al materiale da conferire in termini sia qualitativi sia quantitativi e la documentazione idonea ad attestare che per i siti oggetto di ripristino ambientale siano state acquisite tutte le necessarie approvazioni (ambientale, paesaggistica, ecc.) per l’avvio delle attività di recupero-riambientazione». La seconda: «Il Proponente, in diversi paragrafi del documento ed in particolare nel capitolo 7 “Bilancio Materiali”, riporta che le modalità di gestione delle terre e rocce da scavo ed i relativi volumi “verranno ridefiniti nell’ambito del progetto esecutivo...” anche “sulla base di nuovi flussi identificati ...”. Poiché la norma non prevede la possibilità di rinviare ad una diversa fase progettuale la definizione dei volumi di terre e rocce da scavo prodotte e riutilizzate, si richiede al Proponente di chiarire a quali nuovi flussi si riferisce». Insomma, ci sono aspetti per i quali non si potrà attendere il progetto esecutivo.

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