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Privacy Tour a Messina, il Garante: l'obiettivo è la cittadinanza digitale FOTO

L'iniziativa nazionale voluta dal Garante per la protezione dei dati personali è stata inaugurata a Messina al teatro Vittorio Emanuele con l'evento "Informazione è protezione", promosso da Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia unendo il pubblico di Sicilia e Calabria con istituzioni, scuole, università, associazioni e mettendo a confronto esperienze e competenze, accademia e big tech

Partito ufficialmente con la conferenza stampa nella Sala Mazzoniana della Stazione di Messina Centrale, il bus giallo della consapevolezza è in viaggio a gran velocità nel Privacy Tour promosso dal Garante per la protezione dei dati personali. La tappa di Messina è stata realizzata in sinergia tra Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione FS Italiane, Fondazione Bonino Pulejo, Fondazione Magna Grecia, Università di Messina (che ha ospitato la prima riunione del Collegio in trasferta), Google, Meta e Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, che ha promosso l'evento al teatro Vittorio Emanuele unendo un pubblico trasversale tra Sicilia e Calabria sul tema “Privacy: informazione è protezione”, con la conduzione del direttore artistico delle tv e radio del Gruppo Ses Salvo La Rosa, che ha scandito i tanti momenti dell'articolata manifestazione. Presenti oltre 500 tra studenti e studentesse, dalle scuole medie all'Università con docenti, dirigenti e famiglie. A partecipare i componenti di Unime Gds Lab, il laboratorio di tecnica giornalistica promosso da Ses e Ateneo di Messina.

Il messaggio del presidente Schifani

In un videomessaggio in apertura, il governatore siciliano Renato Schifani ha focalizzato l’importanza della prevenzione di bullismo e cyberbullismo e ricordato che «la Regione ha lanciato un progetto con l’Ufficio scolastico che coinvolge 800 Istituti», anche se è altresì prezioso «il confronto con le famiglie». Lino Morgante, presidente della Società Editrice Sud e della Fondazione Bonino Pulejo, ha aperto i lavori: «Le tecnologie vanno alla velocità della luce – ha detto – con opportunità e rischi spesso incompresi. Noi operatori della comunicazione abbiamo responsabilità e regole da seguire, siamo interessati direttamente ai temi legati alla privacy, come i ragazzi, che sono nativi digitali. La Ses è un Gruppo atipico, forma e informa al tempo stesso, non a caso, collaboriamo con l’Università e da 30 anni realizziamo un inserto dedicato alle scuole».

Per Pasquale Stanzione, presidente del Collegio del Garante, occorre acquisire «la cittadinanza digitale», accompagnata «dalla tutela dei dati personali. È una gioia essere qui, alla presenza dei giovani, gran parte della nostra attività è rivolta proprio a loro, affinché sviluppino la loro vita in accordo con le neotecnologie. Siamo felici di aver fatto partire il Tour da questa magnifica città». A proposito di Ia, ha raccontato un aneddoto «inquietante»: gli scienziati che hanno creato un robot estremamente intelligente, «gli hanno chiesto, “Dio esiste?”. Il robot ha distrutto il tasto di spegnimento e risposto: “Adesso sì”. Pertanto, bisogna fare attenzione al rapporto con le macchine». Stanzione ha rivolto un «invito alla riflessione che individua nella cittadinanza digitale da un lato e nella protezione dei dati dall’altro il fuoco dell’ellisse oggi, in cui è centrale il rapporto tra pubblico e privato, autorità e libertà». E Internet, secondo il Garante, «non è mero strumento di comunicazione, ma un’agorà, il più grande spazio pubblico creato dall’umanità in cui si scrive l’orizzonte dello spazio privato e pubblico. Un nuovo mondo con possibilità e rischi straordinari. Il web non è una protesi, ma un ambiente in cui apocalittici o integrati sono immersi, è necessario agirlo con consapevolezza, non subirlo. Siamo in presenza di una relazionalità mutata, in cui la persona dev’essere centrale, coi suoi diritti fondamentali».
Ad intervenire i membri del Collegio del Garante: la vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni, Guido Scorza, Agostino Ghiglia, il prorettore all'organizzazione amministrativa dell'Ateneo peloritano Antonio Saitta («la storia della ricerca della libertà, come spiegato da Benedetto Croce, è inseguire i diritti fondamentali; ora ci attende una sfida nuova, tra tecnologie e Ia, con opportunità e insidie che spesso arrivano col consenso dei destinatari») e Irene Gionfriddo, in rappresentanza del Gruppo FS («garantiamo una mobilità sostenibile, connessa, digitale, abbiamo a cuore la tutela dei soggetti vulnerabili e con ridotta mobilità, a Messina abbiamo allestito una Sala blu e offriamo servizi con Lis agli utenti; ci impegneremo col Garante nello sviluppo di tecnologie a tutela della privacy»).

Ficarra e Picone, testimonial della privacy

«Usiamo il cervello prima di mettere troppo della nostra anima dentro la Rete». È l’invito alla consapevolezza sull’uso responsabile del web e alla tutela dei dati personali che Ficarra e Picone, artisti siciliani amatissimi, protagonisti al cinema, in tv e nei teatri, hanno lanciato ai giovani che hanno affollato il Teatro Vittorio Emanuele in occasione della prima tappa del Privacy Tour. Ficarra e Picone sono i testimonial dell’incontro di Messina al quale hanno partecipato, rispondendo prontamente e con grande disponibilità all'invito di Ses, con un videomessaggio di sensibilizzazione nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, condividendone pienamente gli obiettivi. Lo hanno fatto alla loro maniera, con il sorriso sulle labbra, per far riflettere sui temi della privacy con un videomessaggio simpatico e divertente, iniziato mostrandosi di spalle: «Oggi parleremo di privacy e soprattutto di quanto sia importante non spiattellare tutto», hanno detto girandosi e continuando ad usare l’ironia e i paradossi per parlare di tutela dei dati personali. Hanno quindi raccomandato ai giovani che «bisogna fare la differenza tra ciò che è pubblico e ciò che è privato. Se noi facciamo diventare tutto pubblico, c'è una parola di troppo: privato». Infine, un invito all’uso consapevole del web: «Non possiamo vendere l’anima alla Rete perché è sbagliato. Usiamo il cervello prima di mettere troppo della nostra anima dentro la Rete”.

Il giornalista Enzo Quaratino, consulente Ansa, già capo della redazione cronache italiane dell’Agenzia, ha proposto una rassegna stampa sulle notizie più importanti tra privacy e intelligenza artificiale. Servendosi di alcune slide, ha illustrato e analizzato alcuni casi verificatisi in passato, protagoniste le fasce cosiddette deboli. E ha mostrato come siano proprio le nuove tecnologie a creare spesso ostacoli, disagi, anziché – come dovrebbe essere – opportunità. Tra gli interventi più intensi, quello dell’attivista iraniana Pegah Moshir Pour, sul diritto di parola con un inno alla libertà soprattutto dove è negata. Marco Camisani Calzolari ha riflettuto sul "cyberumanesimo" e sul modo migliore con cui accompagnare i più giovani all'uso consapevole del web.

Per Lorenzo Baglioni, cantautore ed ex docente, «se usati bene, coi social si possono realizzare sogni; scrissi una canzone per 1500 contatti, amici, girai un video e diventò virale, uscì da quella cerchia», ma ci furono anche commenti spiacevoli. «Da allora mi chiedo prima di farne uno: qualcuno potrà offendersi?». Conclusioni affidate a Natalia La Rosa, vicecaposervizio di Gazzetta del Sud e responsabile Gds Academy, che ha coordinato l'evento e ha evidenziato la presenza di scuole e Università di Sicilia e Calabria, illustrando i lavori realizzati dai più giovani. In apertura e chiusura, gli Inni d'Italia e d’Europa eseguiti dal Coro Note Colorate, mentre durante i lavori è stata svolta una divertente manche del Privacy quiz con oltre 300 partecipanti.

I due talk: la sfida dell'informazione tra realtà e "verità"

Realtà e Verità, vecchio “dilemma” teoretico. E, nel nostro mondo, le “distanze” – ha sottolineato Alessandro Notarstefano, il direttore di “Gazzetta del Sud”, durante uno dei talk – si sono ancor più accentuate. «La realtà, così almeno la percepiamo, esiste sempre e da sempre, ma esiste pure la “verità” di ciascuno di noi di fronte a ciò che è reale. Quando Agostino di Ippona riflette su fede e ragione, non fa che mostrarci ciò che è soggettivo – la fede, la nostra “verità” che cerca di attingere a Dio, all’Assoluto, a qualcosa da poter considerare reale – e ciò che è oggettivo, quel che davvero, concretamente, è “davanti ai nostri occhi”. Di più: ciò che è in sé senza filtri, senza la mediazione umana».
Ebbene – ha continuato Notarstefano –, «che cosa sta succedendo, adesso? La distanza crescente tra realtà e verità assilla chi fa informazione; troppe – a causa di quell’amplificatore mostruoso che è il web – le informazioni “in libera uscita”. Siamo tutti... detentori di verità, e le verità si moltiplicano, ancora e ancora. L’informazione è messa in crisi dalle troppe eccentriche “verità”».
Notarstefano ha citato il filosofo coreano Byung-Chul Han e parlato di infocrazia. «È difficile distinguere il reale dalle “verità”, dalla propaganda, dalle versioni – ad esempio – che vengono date della guerra tra Russia e Ucraina o di quanto sta succedendo in Medio Oriente». Specialmente i più giovani, in questo marasma, sono chiamati – ha rimarcato Notarstefano – «ad alzare la soglia di attenzione e di vigilanza». Abbiamo creato – ha spiegato – «una società che al posto di tutelare... l’oggetto realtà consente così tanto a tutti di poter dire la loro da... “mettere quasi all’angolo” il reale. Questa massima “libertà” è un boomerang, e produce un impoverimento della libertà vera e della Persona. E nascono le fake news, vendute come realtà, ma – invece – terrificanti bugie. Nulla contro ogni nuova tecnologia, nulla contro l’intelligenza artificiale, ma dobbiamo imparare a gestirle». Fare informazione – ha concluso Notarstefano – è, oggi più che mai, «tutelare la qualità delle notizie, ossia preservare il rapporto tra l’accaduto e la narrazione che se ne farà».

Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia, ha ricordato come per Gabriel García Márquez tutti gli esseri umani abbiano tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. «Però Márquez non aveva Internet, non aveva neanche un profilo social, pertanto non conosceva la “quarta vita”, che è quella ostentata, quella che ciascuno di noi “responsabilmente” consegna al popolo sconfinato dei social», ha spiegato Romano. Questa è una realtà «con cui noi del mondo dell’informazione dobbiamo confrontarci». Ricordando il caso dello stupro di gruppo di una ragazza nei luoghi della movida di Palermo ad opera di sette giovani, ha raccontato come il Giornale di Sicilia e tanti altri media conoscessero moltissimi dettagli «che ovviamente non sono stati diffusi». Neanche – ha evidenziato Romano – «abbiamo mai fatto nemmeno il nome della ragazza, che però, contemporaneamente, si esponeva ogni giorno sui propri profili social e raccontava la vicenda. Allora ci poniamo sempre una domanda: chi tutela chi? Ecco perché l’iniziativa di oggi è sicuramente meritoria: siamo noi giornalisti... la prima “autorità” importante che deve tutelare la privacy, la seconda è il Garante».

Sul palco, Nino Foti presidente della Fondazione Magna Grecia, ha ricordato che essa "si impegna a svolgere un ruolo attivo nella sensibilizzazione dei giovani del Mezzogiorno su queste tematiche così importanti, rappresentate dal far comprendere il valore dei dati personali. La Fondazione, nei mesi scorsi, ha anche realizzato un Rapporto sulle mafie nell'era ditigale, nel quale abbiamo approfondito il rapporto sulla relazione fra social media e criminalità organizzata, evidenziando anche i pericoli del dark web e dell’AI. Siamo a disposizione delle istituzioni, delle organizzazioni e dei cittadini a unirsi a noi in questo importante sforzo per proteggere i nostri dati e preservare la nostra libertà individuale nel mondo digitale.”

Raffaella Pipitone, coordinatrice Centro territoriale Lombardia Fondazione SOS Telefono Azzurro, ha posto l’accento sulla nuova linea telefonica e supporto via chat lanciati da Telefono Azzurro, con Regione siciliana e Ufficio scolastico regionale contro bullismo e cyberbullismo.
Francesco Giorgianni, Data protection officer Gruppo FS, ha spiegato l'importante ruolo del responsabile della protezione dati in un'azienda complessa e strategica come Ferrovie dello Stato, sottolineando che “bisogna mettere il cliente al centro, tutelando la sua privacy".
Costanza Andreini, Public policy manager Meta, ha evidenziato il grande impegno dell'azienda nell’ambito della tutela della privacy, che viene messa al centro. Ad esempio, minimizziano i dati degli utenti, dando valore all’esperienza delle persone. "La tecnologia può anche aiutare a prevenire situazioni di pericolo attraverso strumenti molto utili - ha detto - e, in questo senso, dobbiamo vedere il progresso tecnologico come un nostro alleato. Sono certa che gli ambienti immersivi saranno sempre più frequenti".

Martina Colasante, Government affairs & public policy Google, ha sottolineato la grande responsabilità delle piattaforme e, proprio per questo, "Google si impegna a offrire servizi sicuri, ma anche di qualità e divertenti, appropriati alle varie fasce di età degli utenti. Abbiamo approntato strumenti che danno ai più piccoli la possibilità di esplorare la rete in sicurezza, come ad esempio il parental control. Collaboriamo con le Istituzioni per migliorare sempre di più questi strumenti, che sono sicuramente migliorabili e in continua evoluzione".

Il prof. Pietro Falletta, direttore @LawLabLuiss, rispondendo ad uno spunto relativo ai temi dell'hate speech e delle discriminazioni nell'ambiente digitale, ha delineato l’impegno del prestigioso ateneo su questo fronte, evidenziando come la rete abbia cambiato i contenitori rendendo necessari specifici strumenti giuridici al fine di "mettere davanti la persona rispetto alla tecnologia".

Maurizio Serratore, Territory channel manager Centro/Sud Kaspersky, ha parlato di cybersicurezza e di cosa devono sapere gli utenti di internet per essere tutelati, spiegando i fronti d'impegno dell'azienda che è tra i soggetti primi firmatari del Privacy Tour. "Esiste anche il deep e dark web - ha ricordato - dove ci sono dati che sono oggetto di vendita e scambio ed è giusto fare attenzione all’utilizzo di questi strumenti", spiegandoli, in particolare, ai più giovani.

Andrea Peria Giaconia, presidente del Corecom Sicilia, si è soffermato sull’iniziativa del camper che gira per i territori dell’Isola, puntando l’attenzione sulle opportunità delle nuove modalità comunicative e sui pericoli connessi. A ciò si affiancano le campagne informative soprattutto nelle scuole. Il presidente del Corecom Calabria Fulvio Scarpino, dopo aver citato dati allarmanti che riguardano i giovani («Uno su due è coinvolto in casi di bullismo, uno su tre di cyberbullismo), ha parlato della Corecom Academy, una infrastruttura digitale che aggrega contenuti e metodologie didattiche fortemente innovative, concepita per accrescere il grado di alfabetizzazione digitale e mediatica dei minori e delle rispettive comunità educanti, ossia genitori e insegnanti.
La prof.ssa Maria Astone, ordinaria di Diritto privato nell’Ateneo peloritano, ha puntato la lente sul problema dell’eliminazione da Internet dei dati personali, riguardanti la vita privata, professionale e patrimoniale di ognuno. «La memoria della Rete – ha specificato – non può essere cancellata facilmente ed è spazialmente illimitata». Ovvero: la domanda da fare a noi stessi, ogni qual volta – sul web – diciamo «sì», dev’ essere una sola: avessimo un “ripensamento”, potremmo ottenere una cancellazione? Diamoci una risposta, e ponderiamo bene...

Le cinque regole e la difesa dei piu fragili negli interventi dei Garanti di Letizia Barbera

«Viviamo in un mondo in cui Internet e le tecnologie hanno un ruolo centrale nella vita delle persone questo comporta sfide di cui dobbiamo essere consapevoli. Internet è come un mare che a volte può nascondere insidie che possono mettere la rischio la nostra sicurezza e il nostro benessere, è importante navigare questo in mare con sicurezza e consapevolezza evitando di cadere nelle trappole dei predatori online», ha spiegato Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante per la protezione dei dati personali, che ha voluto lasciare ai giovani cinque regole per viaggiare nel mondo digitale: «Navigate con prudenza, prima di cliccare su un link chiedetevi se il sito è affidabile; proteggete la vostra privacy utilizzando password sicure e non condividete indirizzo di casa o numero di telefono con estranei online; trattate gli altri online come li trattereste nella vita reale e con lo stesso rispetto che desiderate per voi stessi, non diffondete foto e video per fare del male ad altri; riconoscete il bullismo e denunciatelo; imparate a discernere le informazioni per distinguere le notizie vere da quelle false».

Ha affrontato il tema della privacy dal punto di vista dei deboli, gli ultimi e gli invisibili, Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, raccontando le storie di chi non ha potuto tutelare la propria privacy, come una donna disabile che ha dovuto sapere da altri il risultato del suo test di gravidanza solo perché i test leggibili a rilievo non sono in commercio o le donne i cui video e foto intimi sono finiti sul web a loro insaputa: «La privacy – ha detto – è garanzia di dignità. Sta a noi fare in modo che la tecnologia sia a servizio dell’inclusione e dell’uguaglianza. La sfida è provarci insieme per un rapporto diverso con la tecnologia».

Dell’educazione civica digitale ha parlato Agostino Ghiglia, componente del Garante per la privacy, che ha paragonato il telefonino al gemello digitale di ognuno, un gemello «fatto di dati della nostra intimità che però dobbiamo proteggere. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo tipo di educazione civica, il pericolo potenziale sta nella Rete, in tutto quello che non conosciamo ma usiamo. Il fatto di essere nativi digitali non significa essere consapevoli e coscienti di ciò che sta dietro quindi è fondamentale che diventi il paradigma della conoscenza imparare ad utilizzare i nuovi strumenti digitali».

Camisani Calzolari ai giovani: i vostri dati valgono oro

Uno dei momenti più attesi e seguiti al “Vittorio Emanuele” è stato l’intervento di Marco Camisani Calzolari, esperto di digitale e intelligenza artificiale, noto anche per i suoi servizi sull’uso delle tecnologie a “Striscia La Notizia”.
«Quante cose belle si possono fare col digitale, potete esprimere la vostra creatività e lo potete fare gratis», ha detto rivolgendosi ai ragazzi per spiegare che però per tutto ciò c’è un prezzo. «Lo potete fare perché avete una moneta straordinaria che è il nuovo oro: sono i vostri dati. Esistono applicazioni fatte per sapere chi siete e influenzarvi. Pagate con quella moneta, sanno tutto di noi, più di quello che pensate, il nostro telefono ha microfono, telecamera, un sensore Gps e ogni cosa che pubblichiamo rimarrà lì per sempre, lo dovete sapere per poter scegliere». Camisani Calzolari ha chiamato in causa scuola e genitori: «Oggi hanno la responsabilità di farvi usare in modo giusto questi mezzi, di solito i genitori sanno poco di digitale ma non è colpa loro, non glielo ha insegnato nessuno». Da qui l’invito ai ragazzi a parlare coi genitori: «Chiedetegli di non vietare l’uso del digitale ma di aiutarvi a comprenderlo».

Le nove testimonianze tra riflessione e auspici

Uno dei momenti più toccanti dell’intensa mattinata è stato quello in cui sono salite sul palco nove persone che hanno parlato a nome della gente, esprimendo sollecitazioni, dubbi, paure e auspici. La privacy è un diritto ma soprattutto un dovere che richiama al rispetto, nei vari ambiti della quotidianità, della riservatezza di ciò che attiene alla sfera privata di una persona. Un percorso educativo che si impara sin dai banchi di scuola, dove grazie alla collaborazione delle famiglie e delle realtà istituzionali, i piccoli coltivano l’arte del rispetto dell’altro, legato anche a un uso consapevole e responsabile dei social.
Dal piccolo Nicola agli studenti universitari Giusy e Pietro, dalla giovane Cristina a nonna Antonella, dal docente Costantino alla giornalista Rachele, i testimoni della privacy hanno voluto portare sul palco il proprio punto di vista fra timori e bisogni, facendosi portavoce - in una ideale staffetta di riflessioni - della responsabilità collettiva. Quali sono i rischi del mostrare la propria immagine o, ancora peggio, di vederla esposta attraverso foto e video non autorizzati e quanto siamo disposti a rischiare in cambio di un consenso legato semplicemente all’apparenza? Quanto è importante conoscere i propri diritti specie in caso di disabilità o fragilità, per evitare, come spesso accade, che vengano messi a rischio? L’educazione digitale, diventata prioritaria nei percorsi formativi è un tema che riguarda da vicino tutti, grandi e piccoli: la capacità di fare un uso equilibrato della tecnologia infatti, non è tanto legata all’esperienza dell’età quanto alla conoscenza che le giovani generazioni, attratti da questi argomenti, coltivano con interesse. Una questione divenuta prioritaria anche nel mondo dell’informazione, come dimostrano le idee proposte e condivise da studentesse e studenti delle scuole messinesi e calabresi e dell’università, che trovano ampio spazio nei contributi settimanali dell’inserto Noi Magazine di Gazzetta del Sud e negli eventi della Gds Accademy, con la quale l’Autorità Garante ha più volte dialogato in questi anni. E proprio dai giornalisti, che nel trattamento dei dati si pongono il problema etico e deontologico di riuscire a bilanciare il diritto/dovere di cronaca e l’interesse pubblico all’informazione con la tutela dei diritti personali alla dignità e alla riservatezza, il richiamo al “peso” delle parole diventa particolarmente importante, anche quando si parla di disabilità. Lo ha ricordato Simona, del Centro Hellen Keller sottolineando come, spesso ci si ritrovi in situazioni in cui “si percepisce che la propria riservatezza non viene rispettata”. L’utilità dei progressi tecnologici e dei social è innegabile, non solo per accrescere il bagaglio di conoscenze, ma soprattutto per allargare gli orizzonti del dialogo e del confronto: una lezione che la pandemia ci ha lasciato, spingendoci a fare buon uso di tutto ciò. “La tecnologia è bellissima e vorrei che tutti insieme rendessimo Internet un posto migliore”: è questo il sogno della piccola Micàia, un “appello” affinché - con il contributo di ciascuno - tutto questo possa diventare una straordinaria realtà!

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