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Ponte sullo Stretto e nodo espropri: domande e risposte

Si è chiusa la prima settimana di confronti tra la “Stretto di Messina” e la città sul tema più caldo e sentito: quello degli espropri. Le domande (fatte e da fare) sono tante, le risposte non sempre chiare. Proviamo, allora, a mettere un po’ d’ordine.

Quale procedura è partita con l’avviso pubblico del 3 aprile scorso?

Con l’avviso, pubblicato sia sui principali quotidiani nazionali e locali che sulla pagina web della “Stretto”, la società non ha avviato l’iter degli espropri, ma la procedura che dovrà portare a due risultati: l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio in tutte quelle aree che non erano state inserite nel progetto del preliminare del 2003 (ad esempio, molte della zona sud della città, in quanto al tempo la stazione centrale era prevista in via Santa Cecilia, e non a Gazzi); la dichiarazione di pubblica utilità, che è il passaggio cruciale senza il quale non può essere eseguito alcun esproprio.

Cosa sta avvenendo al Palacultura in questi giorni?

La “Stretto di Messina” ha attivato uno sportello (“gemello” a quello di Villa San Giovanni) aperto a tutti i soggetti inseriti nell’elenco delle ditte (per ditte si intende ogni proprietario di particelle) interessate agli espropri e agli asservimenti, che vogliono avere informazioni sulle aree di cui sono proprietari.

A cosa si riferisce il termine di 60 giorni di cui si parla?

È il termine perentorio, a partire dall’8 aprile, entro il quale i soggetti aventi diritto possono presentare le loro eventuali osservazioni in forma scritta (a mezzo raccomandata) indirizzata al responsabile del procedimento espropri della “Stretto di Messina”, Michelangelo Difrancesco. Alcune osservazioni sono già state presentate, in questi giorni, da cittadini che si sono recati allo sportello del Palacultura accompagnati da un tecnico di fiducia.

Cosa succederà alla scadenza dei 60 giorni?

«Non ci sono le ruspe dietro l’angolo», ha risposto a questa domanda il responsabile della Struttura espropri della “Stretto”, l’ing. Gioacchino Lucangeli. Un modo per dire che conclusi i 60 giorni bisognerà comunque attendere i passaggi successivi previsti dalla legge perché si possa dire effettivamente avviato l’iter degli espropri.

Come va interpretata la tabella dell’elenco espropri?

L’elenco è suddiviso in piani, che corrispondono, di fatto, alle varie aree interessate. Ogni piano, col relativo elenco di ditte, riporta una tabella, suddivisa in tre macro-colonne: la prima riporta i dati catastali (il foglio, il mappale, di che tipo di immobile o terreno si tratta e la superficie complessiva); la seconda specifica se, in quali proporzioni (in metri quadri) e per quali motivi viene espropriata l’area (se per i lavori della sede del ponte, se per costruire strade o ferrovie, per mitigazioni ambientali o interventi idraulici); la terza chiarisce se invece si tratta di un’area interessata da semplice asservimento, o per servizi pubblici, e se è prevista una demolizione ed eventualmente per quanta superficie.

Cosa si intende per asservimento?

L’asservimento non comporta alcun esproprio: l’area interessata (un parcheggio, un cortile, un giardino, una qualsiasi pertinenza) rimane di proprietà del soggetto inserito in elenco, ma il diritto di proprietà viene “limitato”. Questo perché l’area asservita è attraversata da servizi pubblici (condotte idriche o del gas, cavi elettrici o del gestore telefonico, etc.) che vanno preservati, per cui viene limitata la possibilità di intervento su quella porzione di terreno da parte del legittimo proprietario.

Quando si riceveranno le comunicazioni ufficiali relative agli espropri?

Il passaggio chiave è l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), previsto per fine luglio. Solo a quel punto verrà dichiarata la pubblica utilità dell’opera, verranno apposti i vincoli preordinati all’esproprio “mancanti” e, dunque, verranno trasmesse ad ogni soggetto le comunicazioni ufficiali sugli espropri da effettuare.

Come viene stabilito il valore dell’indennizzo?

La base di partenza sarà il valore venale, quindi di mercato, dell’immobile. Il riferimento standard è l’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle entrate. A questa base, secondo un protocollo d’intesa che deve essere ancora sottoscritto da società, associazioni di categoria e amministrazioni comunali, verrà aggiunto un indennizzo medio di 20 mila euro, una sorta di “incentivo” alla conclusione bonaria dell’accordo. In ogni caso tecnici della “Stretto” saranno incaricati di avviare confronti individuali con ognuno dei proprietari, che saranno invitati a fornire ogni informazione utile per il calcolo dell’indennizzo.

Cosa si può fare per fornire più informazioni utili al calcolo dell’indennizzo?

Il suggerimento è di farsi assistere da un tecnico di fiducia e di produrre una relazione sull’effettivo stato dell’immobile, sugli eventuali interventi migliorativi realizzati negli anni, su possibili plusvalori rappresentati, ad esempio, da classi energetiche o viste panoramiche o contesti urbanistici riqualificati.

Sono previsti indennizzi anche per gli affittuari di immobili soggetti ad esproprio?

Come nel caso del proprietario, anche per l’affittuario che comprovi il titolo con un contratto regolarmente registrato da almeno un anno dalla data della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della dichiarazione di pubblica utilità (che ancora non c’è), è previsto un contributo medio di 20 mila euro. In caso di residenza inferiore ai 12 mesi, il contributo sarà ridotto a 5 mila euro.

Sono previsti indennizzi anche nel caso di asservimento o di proprietà non soggette ad esproprio, ma comunque collocate nei pressi dei cantieri?

Sono i cosiddetti “frontisti”. Come spiegato dal responsabile della comunicazione della “Stretto”, Lorenzo Falciai, «possono subire una diminuzione del soleggiamento o i tipici disagi dovuti ai rumori, alle polveri». Tra i danni possibili, anche la ridotta funzionalità della viabilità di accesso agli immobili. «Queste sono tutte fattispecie per le quali è previsto un indennizzo, anche perché c’è una perdita del valore dell’abitazione».

Cosa succede se l’immobile soggetto ad esproprio è stato acquistato con un mutuo ancora in corso?

È ancora la “Stretto”, da noi interpellata, che spiega: «Al momento della condivisione dell'indennità, viene corrisposta all’espropriando una congrua anticipazione (anche in relazione al mutuo da estinguere). L’espropriando con l'anticipazione ricevuta estingue il mutuo e cancella l’ipoteca. La società provvede, poi, a corrispondere il saldo dell’indennità sull’immobile che non ha più l’ipoteca del mutuo».

Cosa può fare chi non è soddisfatto dell’indennizzo proposto?

Qualora non si dovesse raggiungere un accordo dopo il primo confronto con i tecnici della società, l’espropriando può chiedere che venga costituita una terna arbitrale, formata da tre tecnici: uno di fiducia dell’espopriando, uno della “Stretto” e uno terzo, nominato dal Tribunale della circoscrizione interessata.

Nel caso in cui nemmeno l’esito della terna arbitrale dovesse essere soddisfacente, cosa si può ancora fare?

L’ultima strada da percorrere è quella del ricorso in Corte d’appello, con l’avvio di un vero e proprio contenzioso.

Si può bloccare la procedura d’esproprio con il ricorso in Corte d’appello?

No, il ricorso riguarda solo la quantificazione dell’indennizzo. Con la dichiarazione di pubblica utilità, l’esproprio avverrà comunque. Quando partirà verosimilmente l’effettiva procedura degli espropri? Difficilmente l’avvio potrà avvenire prima del mese di settembre. Il momento decisivo resta l’approvazione o meno da parte del Cipess.

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