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Messina, Atm spaccata: si va in tribunale

Divide et impera. È la più antica delle strategie di comando, forse anche la più abusata. E sembra funzionare anche all’interno dell’Atm Spa. Nei giorni in cui la gestione del personale (ma non solo) dell’azienda trasporti è oggetto di approfondimento di diverse sedute della commissione Mobilità del consiglio comunale, nuove dinamiche interne generano ulteriori divisioni, soprattutto tra sindacati, e motivi di scontro con i vertici aziendali. Al punto che una parte del fronte sindacale, quella più “rumorosa” anche in occasone delle stesse sedute di commissione, ha deciso di portare Atm in tribunale per comportamento antisindacale.
Uno dei temi al centro dello scontro è il contratto integrativo aziendale. E cioè l’accordo che, soprattutto, determina entità e modalità di erogazione del premio di produzione. Il nodo principale è questo: secondo l’azienda la trattativa in corso con i sindacati va chiusa entro maggio, secondo Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Orsa – il fronte sindacale che oggi rappresenta quella che, in termini politici, si potrebbe definire l’opposizione – quella scadenza non esiste, perché fino a nuovo accordo resta in vigore quello precedente (premio compreso). L’ultima riunione sull’argomento si è tenuta il 25 marzo, quando i vertici di Atm hanno proposto di prorogare la validità dell’accordo integrativo – ritenuto scaduto dall’azienda – fino al 31 maggio. Fissando, quindi, quel termine ultimo che, invece, per i sindacati non esiste. Da qui la rottura delle trattativa, “consolidata”, poi, da uno scambio epistolare a cavallo tra l’8 e il 10 aprile.
L’8 aprile a scrivere ai sindacati è il direttore generale di Atm, Claudio Iozzi, il quale comunica che «persistendo l’attuale situazione ed approssimandosi la chiusura della mensilità di marzo, sarà sospeso (e non potrebbe essere altrimenti) ogni qualsivoglia emolumento in busta paga in favore del personale dipendente riconducibile al contratto aziendale di secondo livello scaduto».

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