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Ponte sullo Stretto, ecco l'elenco di tutti gli espropriati a Messina. Qui tutti i nomi e le particelle

Ci si può perdere in quelle 1.526 pagine di dati, numeri e nomi. Dall’alba di oggi la Stretto di Messina ha reso pubblici i riferimenti urbanistici e quelli anagrafici di tutti coloro che in qualche modo saranno interessati alle operazioni di esproprio o similari.

Ecco l'elenco degli espropri

E qui dobbiamo fare subito il primo distinguo. Non tutte le particelle contenute nelle 1.526 pagine del progetto espropri prevedono che i proprietari perdano il possesso del loro bene. Perché la prima grande suddivisione è quella fra, appunto, gli espropri e l’asservimento. Ci sono aree sulle quali dovrà essere costruito la torre che sosterrà il ponte, o dovrà passare la ferrovia o sarà realizzata un’opera complementare e in questo caso il bene privato sarà espropriato con indennizzo pieno. E poi ci sono aree funzionali al cantiere o all’opera in sé, ma per le quali non è necessario “acquisire” per la Stretto la proprietà ma è sufficiente una “servitù”.
Andiamo per ordine. Scorrendo la lunghissima lista delle “ditte” (per trovare il proprio nome nel pdf meglio attivare la funzione Ricerca con F3 sulla tastiera del pc) ci si imbatte in una griglia con tre macrogruppi: Dati Catastali, Titolo Aree da Espropriare e Altri Titoli.
I dati catastali, compresa la descrizione sommaria della destinazione d’uso, sono inseriti subito dopo il nome del proprietario dell’area e sono il foglio e la mappa. Quella proprietà potrà poi essere inserita (tutta o parzialmente) o nei titoli da espropriare o in altri titoli. Se è nella colonna degli espropri (le ditte interessate sono 1.688) l’acquisizione è assicurata e viene anche comunicato il motivo (perché sede del ponte, perché deve passare una strada, la ferrovia, per opere di mitigazione ambientale o di idraulica) e la quantità in mq di aree espropriata.
Se invece il dato è inserito nelle colonne di Altri titoli, le opzioni sono diverse. Si tratta per lo più dell’applicazione dell’istituto dell’asservimento. Ovvero si tratta di una limitazione che si impone alla proprietà privata. Il proprietario dell’immobile non perde la proprietà in conseguenza della procedura espropriativa ma perde la possibilità di “esercitare” la proprietà in talune specifiche fattispecie. Per esempio, può essere obbligato a fare passare dal suo fondo altri proprietari, può essere obbligato a consentire lo scolo delle acque sul suo fondo o a non alterare le piante che possono essere piantate sul proprio fondo. Se un impianto fognario deve passare sotto il parcheggio di un condominio, saranno fatti i lavori e poi tornerà in uso al condominio che però su quell’area non potrà fare nulla che possa mettere in pericolo la fogna. Anche per questo asservimento è previsto un indennizzo. Nella stesse colonne anche le opzioni per le occupazioni temporanee e per il riferimento all’art.49 del Dpr 327/2001. Quest’ultima opzione prevede un’ordinanza di occupazione temporanea con l’obbligo, però, di corrispondere un’indennità di occupazione pari a 1/12 del valore dell’area per ogni anno di occupazione e di pagare i danni eventualmente arrecati e di ripristinare le aree all’originario stato. Quindi un uso temporaneo e poi restituizione nelle stesse condizioni precedenti.

Gli indennizzi

Appare evidente che fa una bella differenza essere in area di esproprio ed essere in asservimento o di occupazione temporanea. In tutti i casi è previsto un indennizzo. Per gli espropri è prevista una valutazione di mercato del bene, mediante tecniche estimative come quella per comparazione (quanto sono state vendute case simili nella stessa zona nel recente passato?), quella analitica (in base alle rilevazioni di quotazioni di mercato come l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate) e quella così detta per capitalizzazione del reddito (la capitalizzazione di tutti redditi che l’immobile è in grado di garantire al proprietario).
Per tutte le case, infine, al di là del valore di mercato, verrà offerto un bonus utile, per esempio, per il trasloco. La media, a prescindere se si tratti di prima o seconda casa, è di 20mila euro. Per tutte le ditte è prevista una contrattazione individuale alla quale opporre una controdeduzione sul valore di mercato con il cittadino che avrà diversi modi per tutelarsi.

 

 

 

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