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Giusy Interdonato lascia la Dia di Messina

La funzionaria di Polizia andrà ad Agrigento. In 4 anni ha messo la firma su importanti operazioni e attività investigative

Giusy Interdonato

Dopo quattro anni passati a Messina come capo della sezione operativa della Dia, era arrivata nel gennaio del 2020, la vice questora della Polizia Giusy Interdonato ha lasciato l’incarico per assumere la reggenza della divisione anticrimine della Questura di Agrigento. La nostra città le deve molto. Sono stati quattro anni molto intensi i suoi, dedicati alla sua città d’origine con grande dedizione e sacrificio sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e alle mafie. Ha diretto un ufficio che ormai da parecchio tempo è impegnato su più fronti. Per esempio nella tessitura delle investigazioni preventive e informazioni antimafia, che poi confluiscono nella relazione semestrale che la Dia presenta al Parlamento, diventata con gli anni un punto di riferimento concreto non solo per gli addetti ai lavori, per leggere l’evoluzione delle mafie nel nostro Paese. Accanto a questo c’è stata poi l’altrettanto impegnativa attività di coordinamento, in stretto raccordo con la Prefettura, per il monitoraggio dei cantieri in funzione delle infiltrazioni mafiose, con l’accesso degli investigatori a decine di aree per le verifiche. Un altro impegno svolto con grande passione è stata l’organizzazione della tappa messinese della carovana itinerante della Dia, l’organo pensato e voluto da Giovanni Falcone, per il trentennale della fondazione, che ha visto nella grande manifestazione del Teatro Vittorio Emanuele, con mostra annessa, l’apertura a tutta la città.
E poi c’è stato per la Interdonato il capitolo, altrettanto intenso, delle investigazioni pure, che l’hanno portata a coordinare gli investigatori della sezione operativa in tante operazioni anticrimine. Per esempio quelle sui fari sempre accesi sul Cas, il Consorzio delle autostrade siciliane, oppure sul boss Pietro Mazzagatti e su come nonostante il regime di carcere duro al “41 bis” riuscisse ancora ad impartire ordini verso l’esterno attraverso i suoi familiari. Ed ancora i tanti sequestri e confische di beni, che hanno tolto tanta linfa economica ai gruppi mafiosi della nostra provincia.

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